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Omelia Don Carlo 15 maggio 2020

*15 maggio 2020*
“Non vi chiamo più servi”… perché non sopporto più questi rapporti “servili” tra voi, quest’estraneità: che non è psicologica, ma è estraneità di coscienza. Voi non partecipate della mia coscienza: state con me, ma non pensate come me, non conoscete ciò che io conosco. E i rapporti sono servili, ci si tratta da servi, da gente poco libera… “perché il servo non sa ciò che fa il padrone”. Infatti trattate anche me come un padrone, ubbidite senza capire: frenati da una paura, che non è superficiale: è paura di Dio. Voi immaginate Dio come un Signore Onnipotente, che punisce i peccatori… Impossibile aver familiarità con un Dio così: impossibile una familiarità tra voi se credete in questo Dio. Come trattate Dio, così vi trattate tra voi. Perciò io… ”vi chiamo amici, perché vi rivelo il segreto del Padre”. Dio è padre: e non vuole esser chiamato Signore, ma “abbà”, papà! Con una familiarità totale, senz’ombra di paura. Questa è la fede di Gesù: una fede inaudita, scandalosa. Perché ha la forma d’un’amicizia: con Dio e tra gli uomini. Ma è amicizia diversa dalle amicizie naturali: che nascono da affetti, simpatie, preferenze… esclusive. Escludono sempre qualcuno. L’amicizia di Gesù nasce dalla conoscenza di Dio e rivoluziona i rapporti: con Dio e tra noi. Qui nascono le amicizie cristiane, dove, per stare insieme, non occorre preferirsi, andar d’accordo, esser uguali… Occorre conoscere il segreto di Gesù: chiamare Dio “abbà”, papà. Le amicizie cristiane nascono dallo sguardo e dall’affezione del Padre: che ”non” abbraccia ”tutti” i suoi figli, ma abbraccia ”ognuno” dei suoi figli, con la sua faccia, unica e irrepetibile. Un padre felice di vedere i suoi figli uniti, terrorizzato di vederli ”uguali”.

Omelia Don Carlo 14 maggio 2020

14 maggio 2020
“Tirarono a sorte, la sorte cadde su Mattia”. Tirano a sorte perché la sorte è cieca, non guarda in faccia nessuno. Così Mattia non perde tempo a chiedersi: “perché” io? Non può guardarsi addosso. Deve chiedersi: per “cosa” sono stato scelto: deve guardare lo “scopo”. Perché lo scopo decide della grandezza o della meschinità della vita. E lo scopo è l’unica cosa che tu decidi: le cose, le condizioni di vita, ti sono date. Tu decidi solo “cosa farne” della tua vita, per che “scopo” viverla. Uno scopo grande rende grandi le cose piccole, uno scopo meschino rende piccole le cose grandi. Cristo non cambia la vita o le cose: cambia lo scopo. Ti svela il suo scopo e ti sfida a rendere la tua vita grande come la Sua. “Vi ho scelti perché portiate molto frutto e il vostro frutto rimanga”. Vi ho scelti perché ogni frammento della vostra vita sia pieno dello scopo più grande del mondo, lo scopo che rende grande la mia vita: svelare al mondo la gloria di Dio, la bellezza del Creatore. Solo questo scopo è totale e rende belle, amabili, tutte le cose. Se mi sembrano brutte, piccole, è perché è brutto e piccolo lo scopo per cui vivo. Il cuore s’infiamma per la grandezza: la meschinità lo svuota, lo spegne. Quando sento la vita vuota, insopportabile, è perché manca uno scopo grande, un amore grande: ho abbassato il tiro. Uno scopo l’han tutti: il punto è se è parziale o totale. Perché, per meno del tutto, il cuore non si concede. Non si concede neppure al piacere, dice Kundera: “il piacere, senza uno scopo infinito, è l’insopportabile leggerezza dell’essere”.

Omelia Don Carlo 13 maggio 2020

*13 maggio 2020*
“Alcuni farisei dissero: è necessario circonciderli”. Per i farisei la circoncisione è marchio d’appartenenza inciso nella carne: ti ricorda che appartieni e a chi appartieni. Se appartieni a Dio sei libero, altrimenti sei schiavo di chi ti domina in quel momento. Come in questo tempo tanta gente è dominata dalla paura del virus: anche tanti scienziati, medici, politici. Questa è una dipendenza che genera paura, non libertà. Anche il Dio dei farisei genera più paura che libertà, perché impone una legge che punisce i trasgressori, come l’adultera che Gesù sottrae alla lapidazione. I cristiani rifiutano la circoncisione perché quell’appartenenza non rende liberi: dalla paura non nasce un mondo più bello. Il Dio di Gesù rende liberi anche sulla croce. Gesù ha un segno d’appartenenza sul volto, nella voce e nello sguardo che lo rende libero davanti al ladrone, ai soldati, ai nemici. Da quale esperienza fiorisce quel segno d’appartenenza così liberante? Qual è l’alternativa cristiana alla circoncisione? Come fa Gesù a rendere libero Pietro, Maddalena, Paolo e tutti i pagani convertiti dopo la Pentecoste? Come rende liberi noi oggi? Liberi, non dal virus, ma dalla paura del virus e da tutte le altre paure? Liberi nonostante tutte le leggi, le circoncisioni, i marchi d’appartenenza con cui il potere tenta di possederci? Il criterio di Gesù è infallibile… “Chi rimane in me porta molto frutto.” I frutti distinguono l’appartenenza vera da quella tarocca. I frutti nell’esperienza cristiana sono facce libere e gioiose. “Andremo con gioia alla casa del Signore.” I cristiani abitano una casa nel mondo dove appartenere e dipendere non generano paura, rabbia o lamento, ma fanno fiorire una creatività e un desiderio di condivisione così belli, da incuriosire chi li vede.

Omelia Don Carlo 12 Maggio 2020

*12 maggio 2020*
“dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni”. Immediatamente le tribolazioni sono le persecuzioni: “hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi”. Perché Cristo viene odiato? Perché fa esplodere il dramma della vita umana: che solo il divino compie l’umano, che la felicità è ospitare Dio. C’è un abisso nel cuore che il mondo non può colmare: quello è la dimora del Creatore del mondo. Questo è drammatico, dice Gesù… ”perché il Padre è più grande di me”… e non posso ospitarlo se non sfondando i limiti della mia natura. Come un bambino che viene al mondo se è ospitato, dolorosamente, nel corpo della madre. A questo spalancamento della nostra natura noi resistiamo, dice Paolo, tentando di “sopravvestirci” di Cristo: prender Cristo come soprabito… te lo metti sopra, ma sotto non cambia niente. Gesù è perentorio: “Vino nuovo in otri nuovi”. Quando Cristo ci delude è perché l’abbiamo incarcerato negli otri vecchi, nelle forme della vita naturale. Abbiamo ridotto l’umano al naturale: eludendo il dramma della conversione. Ma davanti a Cristo l’umano non è riducibile allo spontaneo. Questa tribolazione è necessaria per sfondare l’orizzonte asfissiante del naturalismo, che è il primo nemico di Cristo e della nostra realizzazione umana. Davanti a Cristo è evidente che per essere vero devo lottare, che la prima guerra è dentro, che comodo e vero non coincidono. Il cammino della felicità non è lineare e tranquillo, ma procede per morte e resurrezione. Come per Gesù la resurrezione non è la continuazione tranquilla della vita naturale: è un’altra vita che irrompe, sfondando i nostri sepolcri, come sfondò il suo il mattino di Pasqua. Questa è la lotta più entusiasmante per un uomo, se nasce dall’amore vero a sé: la cosa meno ovvia in questo mondo.

Omelia Don Carlo 11 maggio 2020

*11 maggio 2020*
“Disse Giuda, non l’Iscariota: Com’è accaduto che ti manifesti a noi e non al mondo?” Perché scegli noi e non altri? Giuda è come una ragazza davanti all’innamorato, che s’è appena dichiarato: ma perché vuoi me? Il problema della ragazza non è perché lui vuole lei, ma se lei accetta il suo bene oppure no, se accetta la bellezza e la grandezza che quel bene porta nella sua vita oppure no. Perciò Gesù rilancia: ”Se uno mi ama, il Padre mio lo amerà e noi prenderemo dimora presso di lui”. Caro Giuda, il problema non è per quale ragione, ma per quale scopo io ti scelgo. La mia preferenza per te non è esclusiva o discriminante: io non amo solo te, amo tutti gli uomini, voglio incontrarli tutti e far sentire ad ognuno quanto bene gli voglio. La mia preferenza per te non è un privilegio, ma un compito. Io ti scelgo per fare della tua casa, della tua vita, la mia dimora: il luogo d’incontro per tutti gli uomini del mondo. Vuoi ospitarmi nella tua casa, nella tua vita, e ospitare con me tutti gli uomini che io voglio incontrare? Da questo momento la tua casa, la tua vita, le tue risorse, le capacità, il tempo… tutto di te può avere questo scopo, lo stesso scopo della mia vita. Vuoi questa grandezza per te? Rispondi a questo. Ogni uomo nel mondo ha il suo compito. Ci sono mille cose al mondo che le possono fare tutti. Questa la può fare solo chi è chiamato. Per questa oggi chiamo te. Ma sii libero: fai la scelta in cui ti senti libero di mettere il cuore. Perché un “si”, a malincuore, non dà gusto a nessun innamorato.