Omelia Don Carlo 14 maggio 2020
14 maggio 2020
“Tirarono a sorte, la sorte cadde su Mattia”. Tirano a sorte perché la sorte è cieca, non guarda in faccia nessuno. Così Mattia non perde tempo a chiedersi: “perché” io? Non può guardarsi addosso. Deve chiedersi: per “cosa” sono stato scelto: deve guardare lo “scopo”. Perché lo scopo decide della grandezza o della meschinità della vita. E lo scopo è l’unica cosa che tu decidi: le cose, le condizioni di vita, ti sono date. Tu decidi solo “cosa farne” della tua vita, per che “scopo” viverla. Uno scopo grande rende grandi le cose piccole, uno scopo meschino rende piccole le cose grandi. Cristo non cambia la vita o le cose: cambia lo scopo. Ti svela il suo scopo e ti sfida a rendere la tua vita grande come la Sua. “Vi ho scelti perché portiate molto frutto e il vostro frutto rimanga”. Vi ho scelti perché ogni frammento della vostra vita sia pieno dello scopo più grande del mondo, lo scopo che rende grande la mia vita: svelare al mondo la gloria di Dio, la bellezza del Creatore. Solo questo scopo è totale e rende belle, amabili, tutte le cose. Se mi sembrano brutte, piccole, è perché è brutto e piccolo lo scopo per cui vivo. Il cuore s’infiamma per la grandezza: la meschinità lo svuota, lo spegne. Quando sento la vita vuota, insopportabile, è perché manca uno scopo grande, un amore grande: ho abbassato il tiro. Uno scopo l’han tutti: il punto è se è parziale o totale. Perché, per meno del tutto, il cuore non si concede. Non si concede neppure al piacere, dice Kundera: “il piacere, senza uno scopo infinito, è l’insopportabile leggerezza dell’essere”.