Omelia Don Carlo 13 maggio 2020


*13 maggio 2020*
“Alcuni farisei dissero: è necessario circonciderli”. Per i farisei la circoncisione è marchio d’appartenenza inciso nella carne: ti ricorda che appartieni e a chi appartieni. Se appartieni a Dio sei libero, altrimenti sei schiavo di chi ti domina in quel momento. Come in questo tempo tanta gente è dominata dalla paura del virus: anche tanti scienziati, medici, politici. Questa è una dipendenza che genera paura, non libertà. Anche il Dio dei farisei genera più paura che libertà, perché impone una legge che punisce i trasgressori, come l’adultera che Gesù sottrae alla lapidazione. I cristiani rifiutano la circoncisione perché quell’appartenenza non rende liberi: dalla paura non nasce un mondo più bello. Il Dio di Gesù rende liberi anche sulla croce. Gesù ha un segno d’appartenenza sul volto, nella voce e nello sguardo che lo rende libero davanti al ladrone, ai soldati, ai nemici. Da quale esperienza fiorisce quel segno d’appartenenza così liberante? Qual è l’alternativa cristiana alla circoncisione? Come fa Gesù a rendere libero Pietro, Maddalena, Paolo e tutti i pagani convertiti dopo la Pentecoste? Come rende liberi noi oggi? Liberi, non dal virus, ma dalla paura del virus e da tutte le altre paure? Liberi nonostante tutte le leggi, le circoncisioni, i marchi d’appartenenza con cui il potere tenta di possederci? Il criterio di Gesù è infallibile… “Chi rimane in me porta molto frutto.” I frutti distinguono l’appartenenza vera da quella tarocca. I frutti nell’esperienza cristiana sono facce libere e gioiose. “Andremo con gioia alla casa del Signore.” I cristiani abitano una casa nel mondo dove appartenere e dipendere non generano paura, rabbia o lamento, ma fanno fiorire una creatività e un desiderio di condivisione così belli, da incuriosire chi li vede.