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Omelia Don Carlo 24 luglio 2020
*Omelia, 24 luglio 2020*
“Viene il Maligno, ruba ciò che è seminato nel cuore”.
Questo è il Maligno: un ladro che ruba. Ha solo questo potere, non ha potere sulla vita, non ci può possedere, ha il potere di rubare e contro i ladri più che la forza conta la furbizia. La fede cristiana è la scoperta di un tesoro e il maligno lo sa, non può impedire a Dio di regalarti quel tesoro, ma può neutralizzare il tesoro, rubando il seme della Parola, rubando cioè la possibilità di renderti conto. Dice: “Ruba a chi ascolta la Parola e non la comprende” μὴ συνιέντος, vuol dire letteralmente: non la lascia entrar dentro, non la digerisce, non la metabolizza, non arriva a coincidere con la sua carne, a lui non arriva, la Parola è esterna, la Parola è scritta in un libro, nella faccia degli amici, e in questo… In qualcosa di esterno a te: ti rubano il libro, gli amici ti tradiscono e casca tutto perché non hai più parole da citare o amici da citare! Ma se la Parola diventa carne, diventa tua, ce l’hai in circolo come un cibo che è ben metabolizzato, non te la tolgono neanche se t’ammazzano come Gesù sulla croce. Gesù vivo ce l’aveva addosso, non glielo toglie nessuno. Gli possono distruggere il corpo ma più lo distruggono e più emerge quello che Lui ha dentro di sé.
Quando perdiamo la fede o perdiamo la bellezza della fede, più spesso, è il Maligno che ci rubato il segno, perché non l’abbiamo compreso su niente, non l’abbiamo digerito e metabolizzato, era scritto fuori. Ci tolgono i segni e ci tolgono tutto.
I segni, i libri o gli amici, i segni della fede, ci servono non per sostituire la nostra fede, la nostra immedesimazione, servono per farcela comprendere. E arriviamo a un punto che non abbiamo più bisogno di citare nessuno, se non noi stessi.
Omelia Don Carlo 23 luglio 2020
*Omelia, 23 luglio 2020*
“Io sono il buon pastore”.
Non è una traduzione felice! Buon pastore non è appena un pastore buono nel senso che fa il bene, è bravo, che vuole e ti comanda il bene. ποιμὴν ὁ καλός vuol dire letteralmente “il pastore, il bello”, il pastore OK, quello proprio adatto a guidare, vuol dire ὁ καλός. Vuol dire che Gesù non è un moralista che ti comanda di fare il bene, è un uomo felice che ti attira con la bellezza che vive. Perché il cuore non si muove se è costretto da fuori, non si muove a comando. Il cuore si muove da dentro, _ab interiore moventur_ si dice, c’è anche una canzone, _cambiar al hombre por adentro_, non _para afuera_. Da “afuera” non cambia: un uomo si muove solo perché lo attira una bellezza. Come dice Virgilio, commentato tante volte da Agostino: _trahit quemque sua voluptas_, quando uno è catturato da ciò che gli piace.
Cristo è un pastore, una guida non perché impone un dovere, ma perché sveglia un desiderio, cioè fa fiorire il tuo “io”, fa venir fuori – _educere_ -, tira fuori – è un educatore – il tuo volto vero, cioè ti rende te, ti rende libero.
Invece la legge, il dovere, il comando reprimono l’”io”, poco o tanto lo blocca. Ti fanno fare le cose giuste, ma l’uomo libero invece fa le cose belle.
La morale cristiana è questa, ha una motivazione estetica, non legalistica o doveristica. È l’unica morale che fa respirare il cuore, che corrisponde alla dinamica del cuore. Il resto, per quel che vedo io, è nevrosi.
Omelia Don Carlo 22 luglio 2020
*Omelia, 22 luglio 2020*
“Le cose vecchie sono passate, ne sono nate di nuove”.
La percezione che di schianto ha Paolo dopo che ha incontrato Gesù risorto: ci sono nel mondo dopo Gesù cose che non c’erano prima. L’impressione di un nuovo _big bang_, un nuovo livello dell’essere. C’è la pietra, la pianta, l’animale, l’uomo e c’è il cristiano. È un nuovo livello della creazione il cristianesimo, non è una morale, c’è un essere in più, c’è un uomo nuovo.
Dice: “Kainè ktisis”. “Se uno è in Cristo e una nuova creatura”, una nuova creazione. Cosa ha di nuovo questo uomo rispetto agli altri? Certamente non è un valore morale aggiunto. Cosa ha ricevuto Paolo del Cristo risorto? “L’amore di Cristo ci possiede”. συνέχει ἡμᾶς . Mi trovo addosso un amore che mi possiede, mi prende tutto, συνέχει, vuol dire mi compatta dentro, mi fa duro dentro, m’abbraccia tutto da dentro. Una cosa così – lui lo sa bene – non è mai successa prima nel mondo. Nessuno amore naturale, anche il più appassionante, è così. Il più profondo filosofo del mondo, Platone, lo dice proprio: l’amante più amante quando t’abbraccia – dice – ἀλλ᾽ἄλλο τι δήλη ἡ ψυχὴ senti dentro, mentre t’abbraccia, la brama di un altro, di un altro amante. Ecco, quell’altro amante che ti prende tutto e ti porta via tutto è Cristo risorto. Ti porta via tutto da dentro, ti cambia il pensiero, la concezione che hai di te, lo sguardo, il come senti le cose.
Dice lui, Paolo, ancora: “Noi non guardiamo più nessuno alla maniera naturale”. Tradotto un po’ rende ma non fino in fondo. Cioè: abbiamo uno sguardo su noi stessi e sulle cose che proprio ci cambia da dentro, è cambiato il pensiero, cambia lo sguardo e cambia il modo di sentire e di abbracciare.
Come dice, appunto, il Risorto davanti al sepolcro a Maddalena – la santa di oggi: “Non mi trattenere”. “Maddalena, Maddalena, ma vedi, anche io ti abbraccio tutta, ma non ti imprigiono in questo abbraccio come tendi a far tu”. È il contrario degli affetti naturali che ti imprigionano sempre e t’accorgi che non ti abbracciano mai. Ti fanno prigioniero ma non ti prendono mai tutto, non ti uniscono mai dentro. Ecco, un uomo così dentro il mondo, come lo percepisce Paolo, è veramente un uomo nuovo. Dentro il mondo vecchio c’è un uomo nuovo: questo è il punto di attacco di Cristo. Non attacca dalla politica, non attacca dalla morale, non attacca dall’economia; attacca dentro il cuore e dentro il cuore crea un io così. Noi siamo stati scelti per fare questa esperienza, per lanciare questa sfida.
Omelia Don Carlo 16 giugno 2020
*Omelia 16 giugno 2020*
“Siate perfetti come il Padre vostro celeste e siate grandi come Dio”.
Imitate Dio! Ma in che cosa posso imitar Dio, essere grande come Dio? Non certo nel potere: Lui è onnipotente, io sono una creatura impotente basta un virus a ricordarmelo. Ma in una cosa io posso imitare Dio: nell’amore. Io posso amare come ama Dio, perché per amare non serve il potere ma serve il volere.
Io sono libero, io non sono infinito ma posso volere l’infinito, e posso domandare l’infinito, posso essere perfetto nell’amore perché a volere non si fa fatica, a domandare non si fa fatica. La fatica la si fa a “fare”, ma qui a chi tocca fare è Dio, a me tocca domandare. Ma proprio questo è il mio dramma: che non è affatto automatico che io domandi. La domanda non è di tutti gli uomini, le esigenze sì le hanno tutti, sono naturali, ma le domande no. Le domande non sono naturali, sono personali, sono un atto di libertà e ogni istante io posso assecondare le mie esigenze, l’urgenza della mia natura e domandare a Dio o io posso anche reprimere le mie esigenze, non assecondare questa spinta. Posso fare l’opzione contraria e ogni istante io decido, con questa opzione, la mia grandezza o la mia meschinità, il tono, il volto, il respiro oppure la pesantezza, il chiudersi, il decidere di rinunciare alla mia grandezza. La drammaticità di ogni istante sta in questa opzione e quando uno è sincero trapela anche dalla faccia.
Omelia Don Carlo 15 giugno 2020
*Omelia 15 giugno 2020*
“Fu detto, ma Io vi dico”.
Gesù inizia un mondo nuovo dentro il vecchio perché Lui è un uomo nuovo. La sua unità non è questione di quantità, ma di qualità, non è che aggiunge qualcosa al vecchio, fa un _restyling_, ma crea un nuovo essere. Con Gesù il divino irrompe dentro la natura, dentro il mondo e spacca tutte le misure naturali, mondane. E cosa cambia questa rottura? Cosa chiede il nuovo al vecchio? “Convertitevi” le prime parole che pronuncia, la conversione, cioè un ribaltamento radicale Μετάνοια (metanoia) del pensiero, della vita. Gesù non è per l’uomo che basta a se stesso, ma per l’uomo che vuol cambiare se stesso. Il mondo nuovo è per l’uomo a cui non basta il vecchio. Gesù è per l’uomo a cui non mancano delle cosette, ma manca l’essenziale e per trovare l’essenziale quest’uomo è disposto a investirci tutto. Non ha niente da perdere, neppure la faccia. Dice, infatti: “Chi ti percuote la guancia destra, dagli anche l’altra” perché tu la faccia non è che la devi salvare, la devi trovare. Ecco chi è l’uomo adatto per dare la vita a Cristo, quello che ha un solo struggimento: di scoprire se stesso, di trovare se stesso e la sua grandezza. E un uomo così è il più desiderabile perché è l’uomo più incontrabile, è un uomo tutto spaventato che desidera incontrarti perché sa che incontrando te può incontrare se stesso. Questo è un uomo che non ha niente, non ha particolari virtù, ha solo questa disarmata – ma potente – povertà, è un uomo libero e, quindi, uno che non perde tempo nelle lagne, avete presente quelli che “mi sento inadeguato, sono sbagliato, incapace, non sono pronto, io non ci riesco”. Gesù non cerca chi vuole essere adeguato, ma chi vuol essere salvato.