Omelia Don Carlo 23 luglio 2020
*Omelia, 23 luglio 2020*
“Io sono il buon pastore”.
Non è una traduzione felice! Buon pastore non è appena un pastore buono nel senso che fa il bene, è bravo, che vuole e ti comanda il bene. ποιμὴν ὁ καλός vuol dire letteralmente “il pastore, il bello”, il pastore OK, quello proprio adatto a guidare, vuol dire ὁ καλός. Vuol dire che Gesù non è un moralista che ti comanda di fare il bene, è un uomo felice che ti attira con la bellezza che vive. Perché il cuore non si muove se è costretto da fuori, non si muove a comando. Il cuore si muove da dentro, _ab interiore moventur_ si dice, c’è anche una canzone, _cambiar al hombre por adentro_, non _para afuera_. Da “afuera” non cambia: un uomo si muove solo perché lo attira una bellezza. Come dice Virgilio, commentato tante volte da Agostino: _trahit quemque sua voluptas_, quando uno è catturato da ciò che gli piace.
Cristo è un pastore, una guida non perché impone un dovere, ma perché sveglia un desiderio, cioè fa fiorire il tuo “io”, fa venir fuori – _educere_ -, tira fuori – è un educatore – il tuo volto vero, cioè ti rende te, ti rende libero.
Invece la legge, il dovere, il comando reprimono l’”io”, poco o tanto lo blocca. Ti fanno fare le cose giuste, ma l’uomo libero invece fa le cose belle.
La morale cristiana è questa, ha una motivazione estetica, non legalistica o doveristica. È l’unica morale che fa respirare il cuore, che corrisponde alla dinamica del cuore. Il resto, per quel che vedo io, è nevrosi.