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Omelia Don Carlo 25 agosto 2020
*Omelia, 25 agosto 2020*
“Non lasciatevi confondere e nessuno vi inganni”.
È l’avvertimento di Paolo agli amici di Salonicco che vanno in confusione sull’essenziale della fede, che è di essere un fatto. E come dice Tommaso d’Aquino: “Facto fieri infectum nequit”, un fatto è impossibile, dopo che è accaduto, che diventi un non-fatto, c’è per sempre, c’è per l’eternità. Se tu lo guardi e lo conosci ti cambia la vita. Nessuno può cancellare quel fatto che è accaduto, ma si può manipolarlo, manipolarne l’interpretazione, bombardarlo di _fake news_, far confusione nel pensiero, neutralizzarlo confondendo la conoscenza di quel fatto. È esattamente ciò che fa il diavolo, ciò che fa il mondo, la cultura non può mai cancellare l’avvenimento di Cristo e la storia di duemila anni che Lo ha preso presente, ma può mandarci in confusione.
Che cos’è il fatto di cui parla Paolo? Come lo chiama lui?
“Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza”.
Primizia: il primo frutto di stagione, il primo grappolo d’uva che possiam gustare, che ti fa pregustare il raccolto finale, ti dice di che qualità e di che quantità sarà. E il cuore va già in festa e si riempie di speranza, di entusiasmo, sei contento del lavoro che hai fatto e ti vien voglia di lavorare ancora di più, capisci che val la pena impegnarsi, dar tutto, sempre, per portare a compimento l’opera. Sei un uomo del mondo che c’ha voglia di impegnarsi, invece che di lamentarti. Invece che lamentarti, accusare di quel che manca, sei un uomo che si dedica volentieri a quel che c’è: ecco, è il fervore per il presente che caratterizza una faccia cristiana. Pensate che rivoluzione sarebbe questo nella politica, dentro la politica dell’anti e del contro. Tutti a puntare il dito, a parlar male degli altri, a lamentarsi di quel che manca, nessuno che dedichi gioiosamente la vita al presente, che ti proponga, non di votare un partito, ma di gustare l’esperienza, la bellezza che lui sta vivendo, degli uomini che ti mostrano il mondo nuovo che stanno costruendo e ti invitano a costruirlo con loro. Ti farebbero venir voglia perfino di impegnarti in politica! Ma possono farlo solo coloro che sono, come dice Paolo ai Tessalonicesi, “scelti per essere primizia”, cioè unici.
Omelia Don Carlo 24 agosto 2020
*Omelia. 24 agosto 2020*
“Vedrete cose più grandi di queste”, caro Natanaèle.
È l’avvertimento di Gesù a Natanaèle tutto stupito. Non fermarti alla forma iniziale, non è che accade solo in questo modo, non è che adesso devi conservare il “selfie” del primo incontro per tutta la vita. Se fai così ti perdi il nuovo solo perché è diverso, ha una diversa forma. Ricordati, Natanaèle, che contenuto e forma, mistero e segno, divino e umano coincidono, ma non si riducono uno all’altro, non li confondere. Come una finestra da cui entra dentro la luce: nell’attimo dell’attraversamento sembra che il raggio di luce coincida con il vetro, sembrano identici, della stessa natura, ma la luce è energia, il vetro è materia, nessun fisico-ottico ve la passa, sono inconfondibili, ridurli è una menzogna, è una superficialità e si paga cara nella vita. Quanta gente ho visto che si è persa perché ha ridotto la grandezza di Dio al segno, alla forma del primo incontro, si è scandalizzato, cioè è stato imprigionato nella forma del passato, non gli accade più nulla, ha perso il gusto di abbracciare, di incontrare, il gusto del diverso, della novità.
“Dio” sembra dire Gesù a Natanaèle “è come Paganini, non concede mai il bis, è sempre nuovo”. Come disse anche Jahvè a Mosè dal roveto ardente che voleva sapere: “Dimmi il tuo nome – devo dire chi è Javhé a parole – come ti chiami? Ci mettiamo, nominiamo l’icona e dopo abbiamo tutto chiaro”.
E Lui risponde, in quella traduzione infelice che ho sempre trovato “Hechyeh asher Hechyeh” non è tradotto “Io sono Colui che sono”, ma “Sono Quello che avviene di continuo, che cambia continuamente modo e forma, che fa sempre cose nuove”. Questa è l’avventura a cui Gesù sfida Natanaèle.
Omelia Don Carlo 23 agosto 2020
*Omelia, 23 agosto 2020*
“Ciò che legherai o scioglierai in terra, lo sarà in cielo”.
È la promessa di Gesù: la fede in Lui armonizza la terra al cielo, la sincronizza. Tu sulla terra già vivi di quello che c’è in cielo, la fede anticipa in qualche modo il paradiso in terra. Non è che ti metta a posto la terra e le cose della terra, nessuno di noi le ha a posto, e non le metteremo mai a posto. Lo vediamo con il virus, già stamattina passavano il mezzo milione di morti, continua a salire il contagio, quindi han detto che circa tra due anni ci sarà un po’ di ordine, auguri! L’economia chi la mette a posto? Il tempo? Chi la mette a posto?
Cristo non mette a posto la terra, mette a posto te, il tuo cuore, ti fa scoprire il tuo posto sulla terra, sei tu che sei in armonia con il cielo, non le cose. Tu diventi protagonista della costruzione del mondo perché Cristo potenzia la tua umanità, non le cose, le cose sono quelle, potenzia te come ragione, desiderio, affezione, libertà su tutto. Tutto di te viene centuplicato (di) quello che gli dai, quello che sottrai lo perdi. Altrimenti, non è ragionevole dar la vita a Cristo, per me. Io di Cristo non mi fido, lo verifico; io non credo in Dio, conosco Dio. Questo è il cristianesimo, la fede non è fiducia, _actio fiducialis_ lo diceva Lutero, o بدون مثل “Islam bila kayf”,come si dice in arabo, un fidarsi senza “come” e senza “perché”: no! Appena gli apostoli intuiscono questo, lo capiranno a Pentecoste, ma lì a Cesarèa lo intuiscono, si entusiasmano “Diciamolo a tutti”, lo vedono in faccia. Gesù è perentorio: non vi passi neanche per la testa! “Ordinò di non dirlo a nessuno”. La novità cristiana non si dice, si vive, cioè si dice con la faccia, innanzitutto. Poi quando servirà ad un certo punto, se non fa dei danni si potranno usare anche le parole, ma le parole sono spesso armi che colpiscono un punto e hanno molti effetti collaterali.
È una faccia provocatoria, esattamente come la faccia di Gesù in quel giorno, che sfida tutti a schierarsi “Chi dice la gente? Chi dite voi? Chi dici tu?”. Ognuno davanti a Cristo deve schierarsi, e Lui non tollera i neutrali, i simpatizzanti – stavo per dire gli svizzeri, con tutto il rispetto, ho incontrato Cristo io con gli svizzeri quindi… Con me si sono schierati. Vuole che gli uomini si schierino pro o contro di Lui. Pro o contro lo decidono gli uomini, non è venuto per convertirci per forza, per salvarci per forza, è venuto per liberarci, per costringerci ad essere liberi, se si potesse dire, ad usare la libertà che è il dono, il talento più grande che Dio ci ha dato. Non tollera che noi seppelliamo la libertà, che deleghiamo la vita a qualcun altro, che deleghiamo la felicità a qualcun altro, neanche a Dio. Dice Cornelio Fabro: “Non dobbiamo delegarci, venderci a nessuno, neanche a Dio. SceglierLo sì, venderci mai”. Dio è Padre, il Padre i figli li vuol liberi, che se ne fa dei figli sottomessi come schiavi, costretti, che gusto c’ha?
Cristo è venuto a metterci in mano la vita, infatti vien chiamato “Redemptor”, Redentore. Il redemptor nel diritto commerciale romano è il riscattatore degli schiavi, quelli che non erano liberi, paga lui per loro, gli mette in mano la vita: “Adesso puoi far della vita quel che vuoi, non quello che dico io, quel che vuoi tu, fanne quel che vuoi, se vuoi puoi anche rovinarti e ridiventar schiavo, problemi tuoi, io te la metto in mano, non potrai dire che non ti ho liberato”. Perché Cristo non ci può salvare se noi non ci vogliamo salvare. L’aveva capito anche Sigmund Freud che gridò ad una sua paziente: è evidente che lei guarisce se vuole veramente guarire; se cede alla pulsione di morte che anche io sento dentro di me, lei non guarisce né con l’analisi né con i farmaci. Nessuno al mondo mi ha mai stimato tanto come Cristo, è per questo che nessuno mi merita come mi merita Lui. Quando tu capisci questo, il giorno in cui capisci questo, ti cambia la faccia, può essere a dodici anni e mezzo come è successo a me, come prima intuizione per la prima volta, mi si è potenziata ad ogni svolta della vita, ogni tanto c’è una svolta imprevista, spalanca un orizzonte sconosciuto, ma che compie la prima intuizione, oppure puoi capirlo all’ultimo istante come il buon ladrone che con l’ultimo colpo di reni sulla croce ruba il paradiso – autentico ladrone! Non importa: quando lo capisci ti cambia la faccia. La nostra è una fede che quando capisci cos’è la libertà te lo vedono in faccia, hai una faccia sfidante. Come quella di Gesù a Cesarèa quel giorno: che spinge tutti, lontani e vicini, a schierarsi: o pro o contro. Davanti a un cristiano cosciente gli uomini si schierano pro o contro, come davanti a Gesù. E se accade che non si schierano, significa che non mi sono ancora schierato veramente io davanti a Lui.
Omelia Don Carlo 4 agosto 2020
Omelia, 04 agosto 2020
“Perché i Tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione?”
È l’ossessione dei farisei: ubbidire alla tradizione, cioè ad una verità del passato. Nella vita di questa gente non c’è novità da scoprire e custodirsi, c’è un passato da difendere, tutto è già avvenuto, lo devono difendere e giocano in difesa, impauriti, hanno nemici dovunque. Li incontri e non ti fanno una proposta, ti impongono delle norme. Non vanno incontro al futuro, vanno allo scontro con il futuro, sono incapaci di incontrare, di abbracciare. Il contrario di Gesù [che] va con le braccia spalancate, Gesù non cita una tradizione, ma invita a verificare quel che dice nella realtà. È la realtà che parla per Gesù e il cuore può capire la realtà, è fatto per questo. Il peccato per Gesù non è contro Dio, è contro la realtà. Il peccatore non disobbedisce a Dio, disobbedisce alla propria esperienza della realtà, ai suoi occhi, alla sua ragione. Per Gesù, uno che non crede in Dio è uno che non crede alla realtà, che non crede a se stesso, a ciò che lui vive. Magari salva la tradizione, ma non salva la fede. Perché non salva le ragioni della fede. E per Gesù una fede priva di ragioni è una fede priva di libertà.
Oggi non mancano persone che credono, anzi tutti credono in qualcosa e ci credono tutti, anche in Dio, la maggior parte della gente ci crede in Dio. Non c’è carenza di credenti, ma di credenti liberi. Tutti citano qualcuno, ma è così raro trovare qualcuno che citi se stesso, che citi la propria esperienza, che abbia l’audacia impudente, scandalizzante di Gesù. Per questo Lo hanno ucciso, un’impudenza che scatena l’odio. Gli vanno a dire “Fu detto…” e Lui dice: “Fu detto ma Io vi dico”. L’uomo libero ha questa capacità di sfida. Noi siamo chiamati ad essere profeti di Cristo, prima che seguaci di Cristo.
Omelia Don Carlo 3 agosto 2020
Omelia, 03 agosto 2020
“Se sei Tu, fammi camminare sulle acque”.
“Ho bisogno di un segno, ho imparato da te a verificare la fede. Tu non vuoi una fiducia cieca”. Come nella sinagoga svuotata di Cafarnao: “Volete andarvene anche voi?”. Che ragioni avevano per restare? “Io resto perché Tu hai parole di vita eterna. E adesso, sulle acque, rendiTi un uomo presente”.
E Gesù si rende presente, è lì sulle onde e se Pietro affonda non è perché manca Gesù, ma perché manca Pietro, manca la fede di Pietro: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. Non sbaglia a dubitare, non sbaglia a dubitare senza ragioni, non sbaglia a chiederGli un segno – il galleggiamento – ma sbaglia a dubitare dopo che il segno l’ha avuto. Infatti, dice: “Si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù”.
Un po’ di passi sulle onde li hai fatti, perché dubiti ancora?
Di miracolo ne basta uno per credere, se ne deve sempre riaccadere un altro vuol dir che prima quello per te non era Dio presente. Come dice Paolo: “Per me Gesù è” – lo dice più volte, in varie lettere – “ἐφάπαξ (efapax)”: l’accaduto una volta per tutte, è una tantum; l’ho visto, d’ora in poi, per me, vivere è farne memoria, è approfondire per tutta la vita quel fatto, quel segno. Questa è una fede pacificante che dà continuità nel cammino e permette di costruire. Se no, se deve sempre riaccadere, non è che non c’è più la fede, ma è una fede “infartuata”, una fede da rianimazione, serve a sopravvivere, ma non certo a cambiare il mondo.