Omelia Don Carlo 3 agosto 2020


Omelia, 03 agosto 2020

“Se sei Tu, fammi camminare sulle acque”.

“Ho bisogno di un segno, ho imparato da te a verificare la fede. Tu non vuoi una fiducia cieca”. Come nella sinagoga svuotata di Cafarnao: “Volete andarvene anche voi?”. Che ragioni avevano per restare? “Io resto perché Tu hai parole di vita eterna. E adesso, sulle acque, rendiTi un uomo presente”.
E Gesù si rende presente, è lì sulle onde e se Pietro affonda non è perché manca Gesù, ma perché manca Pietro, manca la fede di Pietro: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. Non sbaglia a dubitare, non sbaglia a dubitare senza ragioni, non sbaglia a chiederGli un segno – il galleggiamento – ma sbaglia a dubitare dopo che il segno l’ha avuto. Infatti, dice: “Si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù”.
Un po’ di passi sulle onde li hai fatti, perché dubiti ancora?
Di miracolo ne basta uno per credere, se ne deve sempre riaccadere un altro vuol dir che prima quello per te non era Dio presente. Come dice Paolo: “Per me Gesù è” – lo dice più volte, in varie lettere – “ἐφάπαξ (efapax)”: l’accaduto una volta per tutte, è una tantum; l’ho visto, d’ora in poi, per me, vivere è farne memoria, è approfondire per tutta la vita quel fatto, quel segno. Questa è una fede pacificante che dà continuità nel cammino e permette di costruire. Se no, se deve sempre riaccadere, non è che non c’è più la fede, ma è una fede “infartuata”, una fede da rianimazione, serve a sopravvivere, ma non certo a cambiare il mondo.