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Omelia Don Carlo 13 aprile 2020

13 aprile 2020
“Dio l’ha risuscitato, noi ne siamo testimoni.” E’ l’annuncio cristiano: un uomo morto duemila anni fa vive adesso. È sconvolgente sentire queste parole: o i cristiani son scemi, pazzi… o hanno ragione. Nel primo caso li lasci perdere: gli scemi non si ascoltano, i pazzi si curano. Se no li devi seguire, devi spendere la vita per verificare questo annuncio. Perché non è uguale se è vivo o se è morto, non è uguale vivere in attesa dell’eternità o delle Pompe funebri. Come non è uguale in algebra se metti davanti alla parentesi di un polinomio +1 o -1: si inverte il positivo col negativo. Cambia tutto se davanti alla parentesi della vita c’è +1 (Cristo risorto) o -1, (le pompe funebri). Cristo trasforma tutto in positivo, anche il negativo: senza Cristo finisce male tutto, anche il bene. Ti cambia la faccia: hai una faccia da paradiso anche dentro l’inferno della pandemia… o hai una faccia da funerale… prima ancora che ti facciano il funerale. Come si verifica l’annuncio cristiano? Da cosa capisco se Gesù è vivo o morto, se è Dio o no? Un solo modo: è vivo se cambia la vita, se la rende vera, oggi, come l’ha cambiata duemila anni fa a Pietro, ai tremila che lo sentono a Pentecoste. Come divennero certi i primi testimoni del risorto? Sono preziosi questi giorni per verificarlo, attraverso le esperienze dei primi testimoni raccontate nei Vangeli e le esperienze dei tanti testimoni che oggi incontrano Cristo nella prova drammatica della pandemia. Gli amici più preziosi sono quelli che ti aiutano a verificare la fede, le ragioni della fede, a percorrere tutti i passi di una fede matura. Come lo furono per gli apostoli le donne… “corsero a dare l’annuncio ai discepoli“. Corsero a raccontare come erano diventate così certe e così piene di ragioni.

Omelia Don Carlo 11 aprile 2020

11 aprile 2020
“Sabato santo, giorno senza eucarestia”. L’eucarestia è memoria di Cristo risorto: oggi non è risorto, il corpo è nel sepolcro. Oggi le donne vanno al sepolcro per imbalsamarlo: massimo desiderio è conservare una reliquia del passato. Passato bellissimo, ma passato: non tornerà più. Il presente è vuoto, il futuro sarà vuoto: perché senza Gesù. Gesù sarà sempre nei loro pensieri e nei loro sentimenti: ma solo nei pensieri e nei sentimenti. Nella vita e nella realtà non ci sarà: la vita sarà senza Gesù. In quei tre anni hanno visto com’è la vita con Gesù: dal sabato santo vedono com’è la vita senza Gesù. Hanno creduto in Lui, lo ameranno sempre. Ma adesso il loro tono è basso, i problemi sono meschini, basta poco a preoccuparle… “come faremo a spostare il sasso all’ingresso del sepolcro?” Hanno una faccia da sabato santo: amano Gesù, ma un Gesù morto e sepolto. Come tanti cristiani cui non manca una fede sincera né un amore sincero a Gesù: ma è un Gesù esistito nel passato, che tornerà nel futuro, alla fine del mondo… ma non è presente. Sul presente incombe il vuoto. La Chiesa ci fa guardare queste donne perché vediamo cosa manca alla vita se Gesù non è presente, se non è risorto. Viene l’angoscia a pensarlo… ma è un’angoscia preziosa per capire cosa manca se Gesù non è qui. Appena lo capisci ti rinasce l’entusiasmo per la sua presenza, ti ritrovi una certezza, una coscienza, una libertà inspiegabili per chi ti incontra. E più ti conoscono meno se la spiegano. Anche perché il primo che non te lo spieghi sei tu. E t’accorgi che con questa coscienza il primo segno della sua presenza ce l’hai addosso: sei tu a te stesso. Ti basta esistere per vederLo.

Omelia Don Carlo 11 aprile 2020

*11 aprile 2020*
“Sabato santo, giorno senza eucarestia”. L’eucarestia è memoria di Cristo risorto: oggi non è risorto, il corpo è nel sepolcro. Oggi le donne vanno al sepolcro per imbalsamarlo: massimo desiderio è conservare una reliquia del passato. Passato bellissimo, ma passato: non tornerà più. Il presente è vuoto, il futuro sarà vuoto: perché senza Gesù. Gesù sarà sempre nei loro pensieri e nei loro sentimenti: ma solo nei pensieri e nei sentimenti. Nella vita e nella realtà non ci sarà: la vita sarà senza Gesù. In quei tre anni hanno visto com’è la vita con Gesù: dal sabato santo vedono com’è la vita senza Gesù. Hanno creduto in Lui, lo ameranno sempre. Ma adesso il loro tono è basso, i problemi sono meschini, basta poco a preoccuparle… “come faremo a spostare il sasso all’ingresso del sepolcro?” Hanno una faccia da sabato santo: amano Gesù, ma un Gesù morto e sepolto. Come tanti cristiani cui non manca una fede sincera né un amore sincero a Gesù: ma è un Gesù esistito nel passato, che tornerà nel futuro, alla fine del mondo… ma non è presente. Sul presente incombe il vuoto. La Chiesa ci fa guardare queste donne perché vediamo cosa manca alla vita se Gesù non è presente, se non è risorto. Viene l’angoscia a pensarlo… ma è un’angoscia preziosa per capire cosa manca se Gesù non è qui. Appena lo capisci ti rinasce l’entusiasmo per la sua presenza, ti ritrovi una certezza, una coscienza, una libertà inspiegabili per chi ti incontra. E più ti conoscono meno se la spiegano. Anche perché il primo che non te lo spieghi sei tu. E t’accorgi che con questa coscienza il primo segno della sua presenza ce l’hai addosso: sei tu a te stesso. Ti basta esistere per vederLo.

Omelia Don Carlo 10 aprile 2020

10 aprile 2020
“Il venerdì santo è memoria della morte di Gesù”. Perché Gesù viene ucciso? Non per volontà sua: “Padre, se è possibile, allontana questo calice”. Non per volontà di Dio, che lo manda nel mondo a “vivere per” gli uomini, non a ”morire per” gli uomini. La morte di Gesù è voluta dal Sinedrio e da Pilato. Gesù non è venuto a morire per gli uomini, ma a vivere per gli uomini e a mettere il cuore in ogni istante della vita: perciò mette il cuore anche sulla croce. Un uomo unito muore come ha vissuto. E nessuno sceglie le condizioni della propria vita: Gesù non ha scelto la croce, noi non abbiamo scelto la pandemia. Ma ognuno sceglie come vivere quella condizione: sceglie di amare o di odiare. Questo fa la differenza. E la differenza si vede sulle tre croci del calvario: si vede un ladrone che odia e bestemmia, si vede l’altro ladrone che domanda, si vede Gesù che perdona e si affida a Dio. La via crucis di Gesù, che oggi viviamo col Papa, ci sfida a scegliere con che cuore vivere la via crucis della pandemia. La scelta più umana è quella che rende più buono il cuore e più bello il volto: come è buono il cuore e bello il volto che vedono dopo tre giorni i testimoni della resurrezione. Quel cuore e quel volto che ci affascina ancora, dopo duemila anni, e ci fa desiderare di vivere questo Triduo. Sono questi cuori e questi volti che sostengono ancora la capacità di amare e la speranza degli uomini. Noi cristiani non siamo mandati da Gesù a mettere a posto il mondo, ma a sostenere la speranza degli uomini. Gesù stesso può morire libero sulla croce soltanto perché conosce chi sostiene la sua speranza.

Omelia Don Carlo 9 aprile 2020

9 aprile 2020

“Giovedì santo, memoria dell’eucarestia: sacramento della presenza reale”. Prima di quella sera i sacramenti nel mondo non c’erano: c’erano i segni, non i sacramenti. Il segno è una cosa che ne indica un’altra, misteriosa, lontana. Tutte le religioni riconoscono i segni del mistero, ma è ignoto: e l’ignoto fa paura e toglie libertà. Gesù trasforma il segno in sacramento perché dà un volto all’ignoto, il suo volto: “chi vede me vede il Padre”. Lo rende vicino, familiare: lo chiama Abbà, papà. Cosa cambia la rivelazione di Gesù, il passaggio dal sacramento al segno? Cosa accade negli occhi e nei sentimenti degli apostoli quella sera, davanti al pane e al vino che Gesù trasforma in sacramento? Che novità fiorisce in te quando vivi l’esperienza dei sacramenti? Cosa ti manca in questi giorni che ti mancano i sacramenti? Gesù quella sera non spiega nulla, ma è perentorio… “Fate questo in memoria di me”. Non ripetete un rito, ma realizzate il gesto umano che abbiamo vissuto questa sera, con l’intensità e la coscienza che avete visto in me. E’ la mia coscienza che ha trasformato pane e vino in sacramento, che può trasformare il mondo in sacramento: soprattutto può trasformare voi in sacramento. Come dice Paolo: “voi siete il corpo di Cristo!” La vostra umanità, se è cosciente, è il corpo vivente di Cristo: un corpo da cui trapela una miracolosa unità: “Che siano perfetti nell’unità”… ma non l’unità tra le persone: l’unità di ogni persona in se stessa. Tu guardi un cristiano cosciente e lo vedi tutto unito, così unito dentro, che di lui non c’è niente da buttare, neppure i suoi peccati. Quell’uomo è così non perché non ha peccati, ma perché i suoi peccati non lo scandalizzano: sono anch’essi incastonati nella miracolosa unità della sua coscienza e della sua faccia.