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Omelia Don Carlo 2 aprile 2020
2 aprile 2020
“Abramo esultò nella speranza di vedere il mio giorno: lo vide, fu pieno di gioia”. Pieno di gioia perché intuisce l’esperienza che accade nel giorno del Messia. Chi vede il messia è certo dell’eternità! Che tutta la bellezza della terra non va perduta, ogni cosa che nasce è destinata all’eternità, nessun desiderio che ti insorge dentro resterà soddisfatto perché esiste l’oggetto proprio del desiderio ultimo. Noi abbiamo mille desideri, ma son desideri penultimi, terzultimi… secondari, mai definitivi: resta sempre il desiderio di qualcos’altro, un posto vuoto nel cuore… il posto “ultimo”, riservato a chi risponde al desiderio ultimo… Ma questa risposta sulla terra è impossibile perché la terra è sempre troppo piccola… Occorre una terra nuova, un cielo nuovo. Gesù dà la certezza della riposta totale anticipando qualcosa della festa finale, come nel marketing il trailer per invogliare il consumatore… Vedi Gesù e vedi sulla sua faccia come degli indizi, degli accenni della bellezza promessa. In greco “faccia” si dice “eikòn”, icona, come nelle icone del computer dove il nome indizia il contenuto dell’icona per invogliare a cliccare, a vedere dentro… Gesù è come un immenso zip inviato sulla terra, un allegato coi dati compressi… Il cristiano cosciente – e furbo – spende tutta la vita a cliccare i file compressi… ogni giorno ”i agree”… ”i agree”… per studiare un file in più…. Così inizia il paradiso in terra: si chiama centuplo. Come è triste vedere cristiani annoiati come tutti, col problema dei passatempi, anche in questo periodo di clausura governativa: non sanno come riempire il tempo. Sono cristiani che hanno avuto tutto, sanno tutto su Cristo, fuorché la ragione per cui valga la pena crederci. Non sanno che bellezza si gode uno quando diventa cristiano. Ma senza questa Bellezza chi lo vince il coronavirus?
Omelia Don Carlo 1 aprile 2020
*1 aprile 2020*
“Se uno commette peccato è schiavo del peccato”. Se uno si sente schiavo non è colpa di qualcuno che gli toglie la libertà. La libertà non te la toglie nessuno perché è dentro il cuore. Uno ti toglie la libertà di ”fare” certe cose, se ha potere su di te. Ma la libertà non è il potere di ”fare”: la libertà è il potere di “amare”. Questo nessuno lo toglie. Il peccato rende schiavi perché è il rifiuto di amare: di amare se stessi innanzitutto. Il peccato è non cercare il bene vero, ma accontentarsi di particolari, che la Bibbia chiama idoli… immagino le reazioni dei giudei… “Ma allora siamo tutti peccatori… non esiste un uomo libero!”. Gesù rilancia… “Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero”. Io sono libero perché ho coscienza di essere figlio di Dio. Guardo voi, guardo tutti gli uomini del mondo, anche quelli che mi odiano: tutti figli di Dio, come me. Io sono libero perché amo Dio e tutti i suoi figli. Sono libero perché seguo il mio cuore, fatto per questo amore totale. Se seguite me imparate a seguire il vostro cuore e siete liberi. Tutti quelli che cercano di seguire il loro cuore sono uomini liberi… E tanti ne vediamo in questo tempo di dolore e di paura: tanti cuori liberi, che sono mossi da questo amore. Ma non è il virus la causa di questo amore: il virus è l’occasione che provoca il cuore ad aprirsi. Preghiamo che il virus finisca presto, ma che non finiscano le occasioni che provocano il cuore. Soprattutto preghiamo che il cuore si lasci provocare dalle mille cose belle della vita, senza aspettare il prossimo virus. Non siamo masochisti.
Omelia Don Carlo 31 marzo 2020
* 31 marzo 2020*
“Voi siete di questo mondo”. Voi siete definiti dal pensiero del mondo. Voi, il popolo eletto, chiamati a portare Dio nel mondo… non portate nulla di nuovo nel mondo. Il vostro compito era convertire il mondo, è il mondo che ha convertito voi. Non siete più segno: la vostra presenza non cambia nulla nel mondo. Siete diventati insignificanti: oggetto di un amore sprecato. Quando vi sentite sprecati, inutili, è perché avete smarrito il dono di Dio. Che dolore quando anche i cristiani diventano sale insipido: sale inutile. Quando ci sentiamo inutili è perché abbiamo perso la novità di Cristo. Quale novità? Cosa rende preziosa la nostra vita nel mondo? Successo, carriera, soldi, potere, fama? No! Una sola cosa: la coscienza di Gesù, dire “io” come lui lo diceva… ”io non sono di questo mondo”. Vivo “in” questo mondo, ma non sono “di” questo mondo. Vivo la vita e le cose di tutti, ma non come le vivono tutti. Io vivo tutto in un altro modo, per un altro scopo, con dentro il cuore un altro amore. L’amore di Dio… “parlo come il Padre mi ha insegnato, faccio le cose che gli sono gradite”. Sono tutto trasparente a Dio in quel che faccio. Per tutti le cose sono cose, per me le cose sono segno: sono come una finestra spalancata su Dio. Chi vede me, vede Dio. E di vedere Dio ne hanno bisogno tutti: innanzitutto quelli che pensano di non averne bisogno. Perché Dio non è un desiderio, ma un bisogno, una esigenza. Il desiderio è ciò che sento, l’esigenza è ciò che mi compie. E’ questa coscienza che decide se la fede è utile all’uomo e al mondo: una fede che non porta Dio non serve né per vivere né per morire.
Omelia Don Carlo 30 marzo 2020
30 marzo 2020
“Io non godo della morte del peccatore, ma che si converta e viva”. Ribatte Ezechiele agli ebrei deportati a Babilonia, che incolpano Dio di tutti quei morti: Dio ha permesso la distruzione di Gerusalemme e ha fatto morire tanta gente per punire i nostri peccati. No, non esiste il Dio sadico che avete in testa voi. Non esiste il ”Dies irae”, il giorno dell’ira di Dio, che viene a punire i peccatori. Il nostro Dio non gode della nostra morte, ma gode della nostra vita e della nostra conversione. La gioia più grande per Dio è vedere un uomo che rinasce, che riprende in mano la sua vita, che comincia a lottare per la propria realizzazione umana. Gesù non gode della morte della donna adultera, non la condanna a morte, ma gode della sua conversione: ”Nemmeno io ti condanno: va’ e non peccare più”. Non tornare alla vita di prima, come se nulla ti fosse accaduto. Non cedere alla tentazione di chiudere velocemente questa dolorosa parentesi. Non sprecare la paura della condanna a morte che hai vissuto. C’è una vita nuova che ti attende, non il ritorno ottuso alla vita precedente. Preghiamo di non cedere alla tentazione di resettare presto la pandemia, di elaborare presto i lutti, come suggeriscono gli psicologi, per tornare indenni e ottusi alle abitudini precedenti. Preghiamo che non sia sprecato tutto questo dolore. La vita nuova che ci attende non sarà una vita più comoda, ma potrà essere più vera, se avremo coscienza di quello che ci è accaduto. Cosa ci fa capire questo dramma? Cosa cambia nella concezione della nostra vita? Cosa è diventato essenziale nel nostro cammino umano?
Omelia Don Carlo 29 marzo 2020
*29 marzo 2020*
Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali”. E’ la certezza fondamentale della fede cristiana. Pensate alle bare portate via da Bergamo l’altra notte sui camion militari… se le parole di Paolo sono vere quei corpi uccisi dal virus rivivranno e potranno essere abbracciati da chi li ha amati, per tutta l’eternità. Se quelle parole non sono vere nessuno ha speranza di riabbracciarli. Se la resurrezione dei morti è un fatto certo io posso amare pienamente e per sempre. Come dice Camus, di persone colpite dalla peste: ”La peste ha tolto loro la disposizione all’amore perché ha tolto loro il futuro. L’amore richiede un po’ di futuro: per gli appestati ormai c’erano solo istanti”. Senza la resurrezione l’amore non ha ragioni adeguate. E’ uno slancio bello, anche eroico, come vediamo in questi giorni, ma resta uno sforzo umano: che sarà sconfitto dalla prepotenza della natura. Perché la natura non perdona, si prende la rivincita prima o poi. Se non ci prende oggi col virus ci prende a cento anni dopo una serena vecchiaia. Allora cosa fa dire a Paolo che Cristo risorto… “darà la vita anche ai nostri corpi mortali“? Cosa ha visto Paolo? Che esperienza ha fatto? Prima del virus, per tanta gente la morte era un fatto, non era un problema. Il virus trasforma il fatto in problema. “Pro-ballein” in greco vuol dire: sbattere davanti, sbattere in faccia. Il virus ci sbatte in faccia la morte. Paolo, Lazzaro, Marta e Maria invece ci mettono davanti agli occhi la resurrezione: la vittoria di Gesù sulla morte. Chi ha ragione? Ci conviene incontrarli i testimoni della resurrezione, come li ha incontrati Paolo, e guardarli bene in faccia: per rubargli il segreto. Non mancano oggi testimonianze della resurrezione di Cristo.