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Omelia Don Carlo 29 giugno 2023

“Pietro e Paolo”. Così diversi, così uniti. Pietro è “kephà”, roccia: certezza. Un amore a Cristo che neppure il rinnegamento distrugge. “Tu sai tutto, tu sai che ti amo”. Per Pietro la circoncisione è essenziale. Per Paolo la circoncisione non si concilia con Cristo. Li unisce solo l’essenziale: quell’amore a Cristo. Uniti su quello, diversi su tutto il resto. Ciò che li unisce è più di ciò che li divide. La loro libertà di litigare fu chiamata “parresia”, franchezza spregiudicata, dirsi tutto in faccia. Son liberi di tirar la corda perché tanto non si spezza. Questa diversità è una ricchezza.

Omelia Don Carlo 14 giugno 2023

“Non sono venuto ad abolire, ma a dare compimento”. La felicità è il compimento di se stessi. Nel mondo c’è solo un uomo compiuto: Gesù risorto. Io sono certo che Lui è il mio compimento perché ad ogni passo il panorama della mia vita si allarga, io abbraccio sempre più cose, vado verso la meta. Nel mondo questa strada c’è da duemila anni: ciò che può mancare non è la strada, ma il desiderio della meta. La differenza non è tra il credente e l’ateo, ma tra chi desidera questa totalità e chi s’accontenta di cose parziali.

Omelia Don Carlo 12 giugno 2023

“Beati, beati…”. Gesù indica la strada per essere beati, felici, ma tanti cristiani non lo sono. Non perché non sono buoni, ma perché non sono desiderosi. Per Gesù la felicità è “il regno dei cieli”. A molti cristiani basta “il regno della terra”: stare un po’ meglio sulla terra. Per Gesù la terra è piccola: non contiene tutta la felicità che il cuore desidera: “grande è la ricompensa nei cieli”. A molti cristiani basta una ricompensa in terra. Non sono atei, ma sono naturalisti: credono in Dio, ma non desiderano Dio. Desiderano la natura, non il Creatore della natura.

Omelia Don Carlo 28 maggio 2023

“Eran fuori di sé per lo stupore”. Ma il primo ch’è fuori di sé è Pietro. Lui parla e 3000 persone si commuovono come lui quando parlava Gesù. Ma Gesù non c’è. No. C’è in un altro modo. Gesù prima era davanti a Pietro ora è dentro: Pietro ha dentro lo stesso fuoco, il suo Spirito. Prima il massimo era stare con Gesù. Ora il massimo è essere come Gesù. “E’ bene che io me ne vada”, aveva detto Gesù. E’ bene che io ti tolga l’appoggio. Finché t’appoggi a me non sarai mai certo. Perché tu non sei certo se t’autorizzo a esser certo. La certezza non vien da fuori, ma da dentro, dalla tua esperienza. Pietro a Pentecoste è certo. Che esperienza ha fatto dopo che Gesù è andato via? Ha fatto una cosa mai fatta prima, l’atto più radicale di fede, più suo, che non poteva delegare neppure a Gesù. Quale? Chiedete a Pietro e chiedete a voi stessi, stimate la vostra esperienza. Il cristiano non crede a Dio, ma alla propria esperienza di Dio. Che respiro di libertà in un mondo dove ci si smarca sempre. Ma c’è uno che ci metta la faccia?

Omelia Don Carlo 2 maggio 2023

“Ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furon chiamati cristiani”. Son così diversi che può unirli solo Cristo. L’unità si fa sull’essenziale e l’essenziale è Cristo. Il resto son particolari: che non uniscono e non dividono. I particolari diversificano: ma la diversità è bene perché è il tuo modo di arricchire il mondo con la bellezza che Dio ha dato a te. Se manchi tu il mondo è meno bello. Lo sguardo cristiano m’entusiasma perché abbraccia tutto di me. Se mi spengo è perché non fisso l’essenziale, ma mi fisso su un particolare: sempre bello, ma sempre secondario.