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Omelia Don Carlo 15 settembre 2023
”Lui sarà segno di contraddizione: una spada ti trafiggerà l’anima”. Non sarà il dolore a trafiggerti, ma la lotta attorno a Gesù. E’ un ἀντιλεγόμενον, antilegomenon, chi ribatte parola su parola e chiede sempre le ragioni. Gesù ama tutti ma non rispetta le opinioni di tutti. Lui vive di ragioni, non di opinioni e non dà tregua a chi non gli dà le ragioni. Lo odiano. E Maria ci sta male, come mia madre: “Almeno al pranzo di Natale non discutete di politica e religione”. Dopo l’incontro Cristo era lei a discutere con più gusto: Cristo l’aveva appassionata al vero.
Omelia Don Carlo 14 settembre 2023
”Con la tua santa croce hai redento il mondo”. No, il mondo non l’hai redento con la croce, ma con l’amore con cui hai vissuto la croce. Nessuna croce redime il mondo. I romani hanno riempito il mondo di croci, ma di croci disperate e disperanti che hanno terrorizzato e schiavizzato il mondo e non hanno portato nessuna redenzione al mondo. Il mondo l’ha redento l’amore di Cristo. Ma perché l’amore di Cristo redime il mondo? Da quale coscienza nasce il suo amore? Cosa c’è nel suo cuore? Come si fa a rubare a Cristo il suo segreto?
Omelia Don Carlo 11 settembre 2023
“Lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato”. Non gl’importa se lo guarisce, ma se lo guarisce di sabato: non gl’importa la felicità di quell’uomo, ma se quella felicità è legale. La legge è tutto: tutto deve rientrare nella legge. Anche Dio. Loro adorano la legge, non Dio: rispettano Dio se Dio ubbidisce alla legge. Ma a che serve una legga fatta da me, sulle mie misure? L’unico Dio interessante è quello che sfonda il carcere delle mie misure naturali: perché il dramma della natura è non basta a se stessa. Che tutto in natura grida al creatore.
Don Giussani inizio
Me lo ricordo come se fosse ora. Liceo classico Berchet, ore 9 del mattino. Primo giorno di scuola, ottobre 1954. Mi ricordo come se fosse oggi il sentimento che avevo addosso mentre salivo i pochi gradini di entrata del liceo: era l’ingenuità di un entusiasmo, di una baldanza che mi aveva fatto lasciare la pur amata strada dell’insegnamento della teologia nel Seminario diocesano di Venegono per poter aiutare i giovani a riscoprire i termini di una fede reale. Dunque, salivo quei gradini: mi rivedo in quel momento con il cuore tutto gonfio dal pensiero che Cristo è tutto per la vita dell’uomo, è il cuore della vita dell’uomo. Questo annuncio quei ragazzi dovevano iniziare a sentirsi dire e imparare, per la loro felicità. «Perché siate felici», dice il Signore agli ebrei nel Deuteronomio, motivando così l’invito all’obbedienza. Erano questi i due sentimenti che si gonfiavano l’un l’altro in quel momento, ed era una coerenza molto lunga con una storia che per me era incominciata ai tempi della giovinezza, nella mia prima liceo, vissuta nel seminario di Venegono. Per la prima volta, allora, ascoltando il mio professore di italiano, don Giovanni Colombo (che poi diverme arcivescovo di Milano succedendo al cardinal Montini) e il professore di religione, don Gaetano Corti (che poi insegnò storia del Cristianesimo all’Università di Trieste) ho cominciato a rendermi conto di quel che significasse l’affermazione del Vangelo: «Il Verbo si è fatto carne». Sento riecheggiare ancora le parole di don Gaetano: «La giustizia, la verità, la bellezza si è fatta carne»; e nell’animo di un ragazzo di sedici anni e sufficientemente assetato di queste parole era un’illuminazione improvvisa. Non ricordo nella intera mia vita un momento più decisivo di quello. Con stupore mi ritrovavo a scoprire i nessi fra quell’annuncio e tutte le cose. Ad esempio il nesso con la passione che fin dalla terza ginnasio nutrivo per la poesia di Giacomo Leopardi che avevo studiato tutto a memoria. Soprattutto tornavo continuamente a ripetermi l’inno «Alla sua donna», alla bellezza, intuendovi la profezia (perché in un non credente lo stato d’animo è come quello di uno prima di Cristo), perché il genio umano vive di quello che il Signore ha già compiuto: in fondo l’aspirazione di Leopardi era di vedere con gli occhi e toccare con le dita la Bellezza che si è fatta carne. «Già sul novello aprir di mia giornata incerta e bruna, Te viatrice in quest’arido suolo io mi pensai…». Ricordo che su una immaginetta di Cristo del Carracci, posta davanti al mio scrittoio, avevo scritto una frase del grande teologo dell’ottocento tedesco Möhler: «Io penso di non poter più vivere se non lo sentissi più parlare». Gli anni successivi non hanno fatto niente altro che approfondire e dilatare la persuasione di questa affermazione di Möhler.
Ero così entusiasta che con due o tre compagni di seminario avevamo costituito, in prima e seconda liceo, lo «studium Christi», per studiare i nessi tra Cristo e tutto quello che studiavamo, compresa la matematica e la fisica. Con una ingenuità che vi lascio immaginare, ma anche con uno spirito giusto che magari non potete ancora immaginare.
LUIGI GIUSSANI 30 Giorni 1988
Omelia Don Carlo 5 agosto 2023
*Omelia, 5 agosto 2023*
“Giovanni diceva: non t’è lecito tenerla”. Lecitus, Lex: secondo la legge. La morale di Giovanni impone una legge al cuore. Una morale alienante. La morale di Gesù nasce dal cuore. Ma il cuore è freddo, come un findus: dev’essere scongelato. Gesù è il microonde che scongela il cuore perché diventi legge a se stesso. Cioè libero! La fede si vede in faccia se è viva o smorta, se è sfidante o inconcludente come la Coca 0. Il male per Péguy non son anime cattive, ma anime bell’e fatte. Anime findus. Gli amici veri son dei microonde che scongelano i cuori.