Omelia Don Carlo 5 aprile 2020
*5 aprile 2020*
“Osanna! Benedetto colui che viene”. Evviva! Festeggiamo perché oggi a Gerusalemme è presente Gesù. Il tono festoso è il tono di un cristiano cosciente dentro il dramma del mondo. Il cristiano piange con tutti, vive e condivide la passione e il dolore di tutti, ma lui è cosciente che dentro il dramma del mondo è presente Gesù. Questa coscienza gli cambia il tono: gli vibra dentro, trapela in tutto ciò che fa. Ma quella folla non è cosciente: dopo cinque giorni, davanti a Pilato, grida “crucifige”. Anche gli apostoli non sono coscienti: al Getsemani fuggono. Anche Pietro lo rinnega. Cosa manca? Gesù l’ha detto durante la cena: ho ancora molte cose da dirvi, ma non potete portarne il peso. Adesso, sul vostro animo, più di me pesano il dolore, la paura, la vostra fragilità. Durante la passione capiscono che non basta aver vissuto tre anni con Gesù, aver visto i miracoli. Non bastano le apparizioni del risorto. Loro non sono ancora cambiati dentro. Non gli manca Gesù: è lì! Gli manca la coscienza di chi è veramente Gesù. Pietro prende coscienza a Pentecoste, non durante la passione di Gesù. Però tutta la fragilità e l’impotenza sperimentata durante la passione è preziosa. Come è preziosa la fragilità e l’impotenza che viviamo noi dentro la pandemia: perché svela ciò che ci manca, cosa dobbiamo domandare, a chi possiamo domandare. Non sarà il virus a convertirci né a farci conoscere Cristo. Il virus può solo farci riconoscere che bisogno abbiamo di Cristo: che bisogno abbiamo di vivere in questi giorni la passione del mondo come Cristo ha vissuto la sua passione. Se seguiamo Cristo non diremo che “andrà tutto bene”: ai morti non è andato tutto bene. Ma avremo coscienza della vittoria di Cristo e invece di cantare Osanna canteremo Alleluia: perché saremo certi della resurrezione dei morti.