Omelia Don Carlo 29 aprile 2020
29 aprile 2020
“Nessuno conosce il Figlio se non il Padre”. Nessuno di voi mi capisce fino in fondo: c’è un punto di me che solo Dio capisce. Nessuna compagnia umana mi toglie quest’ultimo punto di solitudine: neppure gli affetti più cari, neppure voi, i miei preferiti. Questo è il punto di dolore più acuto, più irrimediabile, del cuore di Gesù e del nostro cuore. Ma è anche il punto più sacro, più esclusivo del cuore. E’ il punto dove può dimorare solo Dio: dove tutto attende Dio. Lì si diventa liberi dagli idoli: da chi pretende di occupare il posto di Dio e di sostituire Dio. Liberi come Caterina, la santa di oggi, e come tutti i santi, che sono santi solo perché ospitano Dio in quel punto del cuore. E tu glielo vedi in faccia che da quel momento non sono più soli. Quando noi ci sentiamo soli non è perché nessuno ci fa compagnia, ma perché troppa gente pretende di farci compagnia e di occupare quel posto del cuore che spetta solo a Dio. I santi non sono uomini perfetti se non nella coscienza, nel modo come dicono “io”: sono come la Madonna che si porta dentro il mistero. I santi ospitano Dio e tutti i figli di Dio, con tutte le loro croci. Ai santi Dio non toglie le croci: non li libera ”dalle” croci, ma li libera ”sulle” croci: ma quelle croci non distruggono il cuore dei santi. Come dice Gesù: “Il mio giogo è dolce“. La croce non è più strumento di morte, ma giogo: prezioso strumento di lavoro da cui fiorisce una vita nuova, più bella, più vivibile, più desiderabile. Perché è una vita intera, dove nulla si butta: è tutta per te e per la tua realizzazione. Nel mondo è impensabile.