Omelia Don Carlo 28 aprile 2020


28 aprile 2020
“Io sono il pane della vita”. Così ti sfida Gesù, come in un duello: ti lancia il guanto e devi schierarti, prender l’arma e combattere. Ma è un’arma non violenta: è l’arma del desiderio e della fame che hai dentro. “chi viene a me non avrà fame mai!”. Cioè, avrà fame sempre, se è un uomo vivo, non anoressico. Un uomo è vivo e bello per quanto è affamato di felicità. Ma con Gesù la fame non è più disperata: diventa una fame amica, come l’appetito, che ti fa gustare di più il pane!. Gesù è il pane per la fame del cuore, che è una fame ben più radicale di quella dello stomaco: è una fame grande come quella di Stefano… “Contemplo il cielo aperto”. Perché solo il cielo può sfamare Stefano. A Stefano non basta la terra, tutto il pane della terra e tutta la bellezza della terra. Per lui la terra è piccola: solo il cielo placa la sua fame. Gesù gli spalanca il cielo e gli mostra il pane del cielo. E la faccia di Stefano sfida la gente a schierarsi. Chi ha fame del cielo, come Stefano, festeggia con Stefano. Altri invece ”…furibondi, digrignano i denti, gridano a gran voce, si turano gli orecchi, gli si scagliano contro, lo trascinano fuori città per lapidarlo”. Stessa sfida, reazioni opposte. La differenza sta nella fame: nella felicità che ognuno cerca per la sua vita. Davanti a Gesù sei sfidato a verificare qual è il pane della vita. E il modo è uno solo: addentare quel pane. Ragionare sul pane… non farà mai capire cos’è il pane. Da duemila anni nel mondo il pane c’è: e ci sarà sempre. Quel che può mancare è una fame adeguata a quel pane: e l’audacia di addentarlo.