Omelia Don Carlo 27 luglio 2020


*Omelia, 27 luglio 2020*

“Il regno dei cieli è simile al livieto che fa lievitare la pasta”.

Cioè ne fa un cibo gustoso. La pasta non lievitata è immangiabile, ma anche il lievito se non lo impasti fa schifo. A che serve? Il cibo gustoso nasce dal matrimonio tra il lievito e la pasta, come la novità di Cristo nel mondo: nasce dal matrimonio tra la fede e la realtà. La realtà senza fede è la pasta non lievitata, non ha gusto. Quando il mondo non ci piace, ci fa schifo, è colpa nostra: manca la fede. Quello che manca al mondo è stato dato ai cristiani. Ma è vero anche il contrario: la realtà senza la fede è una pasta non lievitata, ma anche la fede che non si impasta con la realtà non dà gusto.
Quando la vita non ci piace è che non la viviamo con la fede, quello che manca al mondo è stato dato a noi cristiani. Ma anche la fede perde la sua bellezza quando diventa parallela alla realtà. Sembra paradossale, ma è la realtà che salva la fede, non viceversa. Il dramma della vita non è perdere la fede, ma perdere la realtà; non è perdere la risposta, è perdere la domanda. Se tu perdi la fede, ma salvi la realtà, la realtà ti farà tornare alla fede. La realtà è la prima amica della fede, guai proteggere la fede dalla realtà e dal mondo. Se invece perdiamo la realtà, magari per un po’ salviamo la fede, ma la fede è un po’ in scadenza, come la scritta là fuori che l’assessore all’arredamento urbano ci ha scritto: “Son temporaneo, sono in scadenza”. Terribile dirlo dopo il virus. Ecco, ma quando noi perdiamo la realtà, la nostra fede è temporanea.