Omelia Don Carlo 26 marzo 2020


*26 marzo 2020*
“Si sono fatti un vitello d’oro e han detto: Ecco il tuo Dio”. Si sono fatti un idolo. Hanno preso una cosa, che non è Dio, e la trattano come se fosse Dio. Gli chiedono ciò che si può chiedere solo a Dio: la felicità. E perché l’idolatria è peccato? Cosa c’è di male? Questa domanda è un imbroglio: la domanda vera non è ”cosa c’è di male”, perché qui, di male, non c’è niente. L’idolo è una cosa bella, una creatura di Dio. Ma non è Dio! E non ti dà la felicità piena: te ne dà di meno. E ti delude. La delusione è il test che stai adorando un idolo. Sei deluso perché prima ti sei illuso… che una creatura potesse soddisfare il tuo desiderio… perché era un desiderio piccolo. Era un desiderio meschino. Lo chiarisce la parola peccato, in greco: “amartia”, defectus, difetto, mancanza. Il peccato non è scegliere un male, ma scegliere un bene “mancante”, parziale: deludente. Per questo la pena, o punizione, non viene da Dio. Dio non punisce, ma perdona sempre: è misericordia! E’ l’idolo che punisce e chiede il conto, anche salato: perché è un bene piccolo rispetto alla voragine del cuore. Allora la domanda che smaschera l’idolo non è ”cosa c’è di male”, ma cosa c’è di “bene”. Il cuore distingue il bene vero dal bene tarocco e smaschera sempre l’idolo, con la delusione che ti fa sentire. La delusione è il test che smaschera l’idolo: quando siamo delusi è perché adoriamo un idolo. L’idolatria è tentazione di tutti. Allora il problema non è ”non caderci”, ma “smascherarla” e rialzarsi, di slancio. La vera lotta è contro la meschinità del cuore, la tendenza ad accontentarsi di qualcosa di meno del tutto. In questi giorni drammatici cosa tiene desto il cuore e lo protegge dal virus della meschinità?