Omelia Don Carlo 26 aprile 2020
*26 aprile 2020*
“Si fermarono col volto triste”. La tristezza, dice Tommaso, è il dolore per un bene assente. Come assente? E’ lì che cammina e parla con loro! Fisicamente c’è, ma è come se non ci fosse perché “…i loro occhi erano impediti a riconoscerlo”. C’è la presenza, ma non la coscienza. E’ una presenza che non cambia la vita. Quando non sentiamo Gesù presente non è Lui che manca: manca la nostra coscienza. Lui c’è sempre, è risorto, è Dio. E’ al fondo di tutto. Se guardassimo una cosa fino in fondo… saremmo inginocchiati in adorazione. Questo è il nostro problema: non andiamo in fondo alle cose, siamo fermi all’apparenza. Come i due di Emmaus: “I loro occhi erano impediti a riconoscerlo“. Cosa apre gli occhi a riconoscerlo? “Non ci ardeva il cuore nel petto?” Gli occhi si aprono, l’intelligenza buca l’apparenza e lo riconosce al fondo di ogni cosa quando arde il cuore come ai due di Emmaus. E’ un ardore inconfondibile: ne basta un istante…“subito sparì dalla loro vista ed essi partirono senza indugio…” e senza rimpianti: a quei due ormai non manca niente. Lui non è più dietro di loro, ma davanti. Lo troveranno tra gli amici dove ha promesso di restare: “quando due o tre di voi saranno insieme nel mio nome io sarò in mezzo a loro”. E’ nella comunità cristiana che Lui si fa riconoscere. Cristo risorto è oggettivamente sempre presente in ogni comunità: perché c’è il Sacramento. Ma può restare una presenza che non cambia la vita. La vita cambia quando si coglie la portata della sua presenza, quando c’è una compagnia che fa ardere il cuore, come quella di Emmaus. E’ facile scoprire dove accade oggi: perché un cuore infiammabile ce l’abbiamo tutti.