Omelia Don Carlo 25 Aprile 2020


*25 aprile 2020*
“Andate in tutto il mondo, proclamate il Vangelo a ogni creatura”. ”Pase ktisis” non è ogni persona, ma ogni ”creatura”: ogni essere creato, persone e cose. L’annuncio cristiano ha una portata cosmica: riguarda anche le cose. Noi viviamo di cose materiali e di segni. Per l’uomo le cose non solo solo cose, sono anche segno, del mistero da cui vengono. Chi le prende sul serio, come Francesco d’Assisi, ne gusta la bellezza immediata: come lui, prima dei vent’anni. Poi ne scopre l’inesorabile limite, e teorizza la povertà e il distacco dalle cose. A quarantaquattro anni ne coglie l‘immenso valore conoscitivo, scopre che “tucte le creature” lodano Dio: sono segno del Creatore. E ci sono date non per farci felici, come idoli che sostituiscono Dio: ma come strada che conduce a chi ci fa felici. Questo è lo sguardo vero: lo sguardo del creatore. ”Vide che ogni cosa era molto buona” E inventa il sabato, la festa delle creature. Dov’è oggi questo sguardo? Si chiama cultura lo sguardo sulle cose: la nostra cultura sì autodefinisce nichilismo, pensiero debole. Ha uno sguardo ristretto, un orizzonte basso, un tono senza entusiasmo, spesso lamentoso, a volte rabbioso. Gesù manda gli apostoli a riportare nel mondo lo sguardo splendido del creatore. La fede cristiana non è una fede interiore, spirituale, distaccata dalle cose e proiettata in un aldilà inafferrabile. Noi siamo mandati, come gli apostoli, ad allestire il mondo per la festa cui tutto è destinato. “Gli apostoli predicarono dappertutto: il Signore li confermava coi segni che li accompagnavano”. Con quali segni il Signore conferma il nostro annuncio? Dove rintracciamo nel mondo i preparativi per la festa? Dove intercettiamo facce di cristiani festosi! Di cosa si serve Gesù, oggi, per donarmi il suo sguardo vittorioso?