Omelia Don Carlo 24 aprile 2020


*24 aprile 2020*
“Una cosa chiedo al Signore”. Perché “una” sola? Il cuore le vuole tutte: vuole tutto. Ma il tutto non è una quantità di cose: perché una somma di cose imperfette sarà sempre imperfetta. La felicità non è la somma delle cose, ma la sintesi delle cose: il luogo dove dimorano tutte, dove dimora il Creatore, dove comprendi, abbracci e godi la bellezza di cui ognuna parla. Come grida il salmista: “questa sola cerco: abitare nella Sua casa”. Ma la Sua casa non è “l’eterno riposo nell’aldilà”: è “un luogo pieno di vita e di lavoro nell’aldiqua”. E’ la Chiesa: che non è una casa per ferie, ma il luogo dove ferve il lavoro più appassionante. Quello a cui Gamaliele sfida il Sinedrio: “Lasciamo andare questi uomini e vediamo se la loro opera verrà distrutta o se viene da Dio”. La Chiesa è il luogo dove si paragona tutto quel che c’è dentro con quel che accade fuori. Dove si paragonano idee, criteri, forme di vita, regole, riti… tutto! Dove ci sì sveglia atei al mattino per mettere in discussione le certezze di ieri e per riscoprirle nel paragone con quello che accadrà oggi. Questo non è azzerare tutto, non è ricominciare da zero: è ricominciare da Uno! Cioè imitare Dio: che ricomincia ogni giorno il mondo da “Uno”, dall’uomo nuovo, rinato dal sepolcro il mattino di Pasqua. Questo è il segreto della mia vita da una decina di anni. Non è l’unico modo per salvare la fede, ma è l’unico modo per salvare la fede come avventura, come novità permanente, freschezza, festosità: libertà! Questa fede sfida tutti: innanzitutto gli uomini religiosi, sempre tentati dal conservatorismo. Sfida gli atei e gli “ap-atei”: quelli dalla faccia “apatica”, che non bruciano più per niente e per nessuno, neppure per se stessi.