Omelia Don Carlo 23 marzo 2020
23 marzo 2020
“Io creo nuovi cieli e nuova terra“, la promessa di Dio a Isaia: io creo un mondo nuovo, dentro il mondo vecchio. Non distruggo il mondo e gli uomini esistenti, ma creo il nuovo dentro il vecchio. Il mondo vecchio resta, con tutto il bene e il male che c’è: guerre, terremoti, virus. Non uccido peccatori e criminali, ma gli ricreo il cuore. Il nuovo è come un seme, un lievito, che rigenera il vecchio. Come in primavera negli alberi dei frutteti vedi la differenza tra quelli innestati e quelli no. L’innesto inserisce nel ramo vecchio una gemma nuova e sul ramo innestato vedi nuovi fiori e nuovi frutti. Noi cristiani siamo innestati da Cristo risorto che irrompe nella nostra umanità con la potenza della sua resurrezione. Viviamo i drammi di tutti, compiamo le opere di tutti, ma attraverso noi passa Lui: facciamo le opere che faceva Lui, portiamo i frutti che portava Lui. Il più prezioso dei frutti è la speranza, prima ancora che l’amore. Di amare sono capaci tutti, ma l’amore può essere anche disperato. L’amore che nasce da Cristo risorto è pieno di speranza perché è certo del futuro, certo che eternità esiste! Senza Cristo risorto dolore e paura paralizzano il cuore nel carcere dell’istante presente. Ma, come dice Camus, “l’amore richiede almeno un po’ di futuro”: è impossibile amare solo per adesso. Questo miracolo ha solo bisogno di un briciolo di fede sincera, quella del funzionario di Cafarnao, che chiede a Gesù la guarigione del figlio, poi… ”credette alla parola di Gesù e si rimise in cammino”, torna a casa certo della risposta. Perché il primo miracolo gli è già accaduto dentro: lui adesso è un uomo nuovo, perché spera in Gesù. Dove vedi prendere forma in questi giorni il mondo nuovo dentro il mondo vecchio?