Omelia Don Carlo 22 marzo 2020
22 marzo 2020
”Chi ha colpa, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?“. Chi ha colpa della pandemia? Cinesi? Politici? Scienziati? La risposta di Gesù è perentoria… ”Né lui, né i suoi genitori, ma il problema è che qui si manifestino le opere di Dio”. Perché il problema reale non è chi ha colpa della pandemia, ma cosa può accadere adesso davanti al virus. La speranza di tutti è la scomparsa del virus e la ripresa della vita normale. Anche io desidero questo, ma non mi basta questo: non mi basta tornare alla normalità precedente e chiudere velocemente questa triste parentesi. Di cosa ha veramente bisogno il cuore, oltre la sconfitta del virus e la ripresa economica? Cosa occorre per vivere, non appena per sopravvivere? Anche qui Gesù è perentorio… “Che qui si manifestino le opere di Dio”. Sono eroiche e commoventi le opere di medici, scienziati, politici, ma… senza le opere di Dio, per Gesù, la vita non è veramente vita. Mancherebbe la speranza: una speranza adeguata al grido di chi ha pagato il prezzo più alto della pandemia: cioè le vittime. Che finisca il contagio, che si trovi presto il vaccino, che arrivino i ”corona-bond” da Bruxelles… cosa gliene importa ai morti? I morti hanno bisogno della resurrezione e della vita eterna per riabbracciare i loro cari… e viceversa. A questo grido non risponde né la scienza né la politica. Solo Dio fa risorgere i morti. Solo le opere di Dio sostengono la speranza della resurrezione di Cristo. Sole queste opere, solo questi segni ci salvano dalla disperazione. Mille altre opere le possono fare tutti: ma le opere che danno la certezza della resurrezione le apuò compiere solo chi conosce Cristo risorto: chi ha una fede cosciente. Noi cristiani abbiamo in questo tempo un compito che ci è impossibile delegare.