Omelia Don Carlo 20 aprile 2020
20 aprile 2020
“Se siete risorti con Cristo cercate le cose di lassù”. Primo frutto della resurrezione è che ti cambia lo sguardo, dice Paolo: adesso cerco sempre le cose di lassù. Ma “lassù”, in greco, non vuol dire “in alto”, in cielo, lontano dalla terra, distacco dalle cose materiali, pensare alle cose spirituali… No. ”τὰ ἄνω ζητεῖτε” vuol dire cercare la “profondità delle cose”, la radice, l’origine, il Creatore delle cose. Vuol dire guardare ogni cosa fino in fondo, arrivare davanti a chi la crea in quel momento. Così quella cosa si trasfigura, diventa un segno, un raggio di luce sul mistero di Dio. Tu ne sei grato e quella cosa è preziosa ai tuoi occhi. Per l’uomo di fede niente è brutto: quel che è brutto è il nostro sguardo sulle cose: brutto perché superficiale. Secondo frutto della resurrezione è la libertà, come per Pietro e Giovanni che … “Annunciavano la parola di Dio con franchezza“. Franchezza (“parresia” in greco) significa: ”liberi di dire tutto”, ”sbattere davanti alla realtà”, senza nulla aggiungere e nulla togliere, senza aggiustare niente. Alla faccia del “politicamente corretto”, del “linguaggio appropriato”… No: la libertà che Cristo porta nel mondo è la stima della realtà. Perché solo sulla realtà si costruisce. La realtà è la prima amica della fede. Terzo frutto, la pazienza, cioè la libertà dalla violenza. L’impaziente è violento, perché ha fretta di far tornare i conti, il tempo che passa è contro di lui, gli darà torto. Chi invece costruisce sulla realtà può aspettare, il tempo gli è amico, la realtà gli darà ragione. L’impazienza violenta inizia dentro di noi, è contro di noi: è quell’ansia che ci divora quando tutto ci scappa di mano e i nostri conti non tornano mai. La pace, dentro e fuori, inizia dallo sguardo del risorto.