Omelia Don Carlo 19 maggio 2020


Omelia 19 maggio 2020

“Ho detto che vado al Padre, la tristezza vi riempie il cuore.
Ma finora chi l’ha riempito il vostro cuore? Non io, perché è evidente che voi non vi siete immedesimati in me e non siete immedesimati in Chi riempie il mio cuore. Per questo siete tristi, non tanto perché io adesso vado via, ma anche se resto, voi siete tristi perché mi siete estranei.
Siete estranei al mio cuore e anche al vostro”. Perché la tristezza è una mancanza, un dolore per un bene mancante, ma non è mancanza di qualcosa o di qualcuno. È mancanza di ognuno a se stesso, è mancanza della coscienza di sè: questa è la tristezza vera. Per questo Gesù, dopo, dice: “Basta! È ben preferibile, per voi, che io me ne vada perché se non vado non c’è posto per lo Spirito e la coscienza a voi non ve la posso dare io; ci ho provato per tre anni e ho fallito. La coscienza vostra è opera dello Spirito che dovete imparare a domandare. Perché il vostro errore, in questi 3 anni, è che vi siete appiattiti su di me, tanto da non capire veramente chi sono Io. Mi avete ridotto! Non avete colto il fuoco che mi brucia dentro perché il respiro si trova solo nel desiderio del Padre”.

Quando siamo senza respiro, appesantiti, l’orizzonte è cupo, è perché non desideriamo più il Padre – ciò che desidera Gesù – e non domandiamo lo Spirito che ci dà la coscienza di noi stessi. Non c’è il respiro senza il desiderio del Padre e senza la coscienza di sè perché la fede cristiana non è incentrata su Cristo, ma sulla Trinità. Il Cristiano è uomo che non è cristocentrico ma è come Gesù: tutto spalancato a guardare il Padre e tutto proteso a vedere dove andrà lo Spirito.