Omelia Don Carlo 17 maggio 2020


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“Adorate Dio nei vostri cuori”. Prima di Gesù si adora Dio in mille modi, ma non nel cuore: perché Dio è ignoto al cuore e il cuore è ignoto a se stesso. La fede di Gesù è atto del cuore, come dice alla Samaritana: ”I veri adoratori adorano Dio in spirito e verità”. Per credere serve solo la libertà. Ma questa fede totalmente interiore non resta interiore: esplode, investe tutta la realtà esteriore. Investe il mondo. Non per conquistarlo con la forza: per sfidarlo con la gioia. La fede cristiana innesca nel cuore una gioia incontenibile, dice questo salmo: ”Vedete le opere di Dio, per queste esultiamo di gioia”. Come dice Ibsen: “Insopportabile non è il dolore, ma la gioia… Quella devi condividerla! Che felicità c’è nell’essere contenti da soli? Per la gioia bisogna darsi da fare almeno in due”. Dio crea il mondo perché è troppo contento! I cristiani sono missionari per contentezza. Non impongono: propongono. Chi deve imporre non è contento. Noi cristiani, dice Pietro, siamo… “pronti a rispondere a chi chiede ragione della nostra speranza”. Ci servono luoghi, riti, assemblee, norme… come forme e strumenti espressivi: ma sacro è il contenuto, non le forme. La nostra è fede “incarnata”, non “incartata”: abbraccia la vita in forme sempre nuove, non s’irrigidisce su leggi scritte, immutabili. Infatti primo frutto della fede cristiana è la fantasia: la creatività. Noi imitiamo Dio creatore, che s’inventa il mondo dal nulla. Un cristiano non s’alza al mattino per ripetere riti, ma per reinventarsi il mondo. Qui fiorisce quella fragranza di un umano autentico che identifica l’esperienza cristiana.