Omelia Don Carlo 16 marzo 2020
16 marzo 2020
“nessun profeta è bene accetto nella sua patria“. “Pro-phetès”, “chi-parla-davanti“ a Dio e agli uomini. Profeta è un uomo che vive davanti a Dio e mette gli uomini davanti Dio: un uomo che è segno di Dio. Davanti a lui sei certo che c’è Dio. Ma perché un profeta non è accettato nella sua patria? Perché Gesù quel giorno fu rifiutato a Nazaret? Cosa disse di così insopportabile per i suoi compaaesani? ”C’erano molti lebbrosi ma fu guarito solo Naamàn, il Siro”. Gesù viene rifiutato perché li mette davanti a un Dio che fra tanti lebbrosi ne guarisce uno solo, Naamàn, un siriano. Per loro è ingiusto guarirne uno solo: e gli altri chi sono? Perché Dio non guarisce tutti? Perché fa delle preferenze? Se ne guarisce uno solo il contagio della lebbra continua e diventa una pandemia come il coronavirus. Ai suoi compaesani non interessano né profeti né miracoli perché non gli risolvono i problemi. Per questo Gesù viene rifiutato a Nazaret. E per noi a cosa servono i miracoli, i segni, i profeti? A cosa ci servono persone e segni che ci mettono davanti a Dio? Che ci danno la certezza che Dio esiste? A cosa ci serve la certezza di Gesù che Dio è nostro padre? Che importanza ha questo nei giorni del contagio? Noi cristiani temiamo il contagio come lo temono tutti, e come tutti preghiamo di esser salvati come Naamàn il Siro, ma in mezzo a tutti siamo chiamati ad essere profeti, ad essere segno come Gesù.