Omelia Don Carlo 14 aprile 2020
*14 aprile 2020*
“Sappia con certezza tutta la casa di Israele”… dice Pietro: non basta sapere, bisogna sapere ”con certezza”. Non basta la fede: dev’essere fede certa. Se non è certa non serve: né per vivere né per morire. Crolla nella prova, come Pietro nel rinnegamento. Non perché non ama Gesù: ma perché non lo conosce veramente. Se no non lo rinnegava. A Roma, davanti a Nerone, non rinnega: muore martire. Il credente certo ha coscienza delle ragioni, conosce colui in cui crede. Perciò è libero: come Gesù sulla croce. Se no anche nella comunità cristiana è un pecorone, mai protagonista. Ci sta senza la sua faccia: un numero, uno fra i tanti. Come si diventa certi? Pietro è perentorio… ”Convertitevi”. L’esperienza che rende certi è la conversione: “cum-versio”, “dietro-front”, inverti la direzione, cambia lo scopo e la strada. La strada è grazia, te la svela Dio. Ma la certezza no: te la conquisti tu, col tuo cammino, il tuo lavoro, il tuo combattimento. ”Quello è un insicuro“, dicono gli psicologi. No, non esiste l’insicuro, esiste l’indeciso, chi non entra mai in campo, dicono a Barcellona, chi discute di tori dagli spalti, ma non scende mai nell’arena a guardare un toro negli occhi. E’ ragionevole convertirsi per essere più felici. All’inizio vedi la felicità sulla la faccia del testimone che ti fa la proposta, poi la vedi sulla tua faccia. Il bello del Cristianesimo è che non aspetti la morte per sapere se vai in paradiso, la verifica è in tempo reale: è “live”. Basta un istante di verità umana, di amore sincero e deciso a te stesso. Come Disma, il buon ladrone, in un istante si converte e diventa santo. E santo non “malgrado” abbia rubato tutta la vita, ma ”perché” ha rubato, finalmente, la cosa giusta: la sua felicità.