Omelia Don Carlo 12 giugno 2020


Omelia 12 giugno 2020

“Io cerco Te, Signore”.

Grida il salmista: “Mostraci il Tuo volto”: non mi bastan le Tue cose, quelle infiammano perché sono segni. Io non vivo di cose, ma di segni, come grida anche lo zelante profeta Elia che chiede i segni della potenza di Dio: un vento che spacca le rocce, un terremoto, un fuoco, perché Elia capisce solo i segni di potenza e violenza. Elia ha una fede senza volto, diffusa e difesa con la violenza.
La Bibbia racconta l’episodio in cui lui sfida quattrocento profeti di Baal, poi siccome perdono la sfida, li fa sgozzare tutti davanti a lui. Il Dio di Elia è un Dio che fa paura, Elia ha un tono sprezzante, che ferisce, fa arrabbiare, fa piangere la gente, fa scappare la gente, tanto che la regina di Gezabele lo fa inseguire – per farlo uccidere – fino al Carmelo.
Elia ha una grande chiarezza di pensiero, è forte del suo pensiero, ma è un pensiero senza grandezza e senza amore: vuole mettere la gente dentro gli schemi, le formule e i modi che ha in testa lui. E Dio gli risponde, ma non nei segni che lui voleva. Dio – dice – “non è nel vento, non è nel terremoto, non è nel fuoco”, perché Dio non è un violento e, quando si rivela, Elia si vergogna, dice letteralmente: “Al sussurro di una brezza leggera, Elia si coprí il volto”. Si vergogna, capisce che ha fallito perché Dio è nel segno discreto di una brezza leggera, di una tenerezza, ché Elia è pieno di zelo, ma incapace di tenerezza. E Dio lo sostituisce, non va bene, non Lo rappresenta, non Lo rende presente. È il comando drammatico: “Tu ungerai Elisèo come un altro profeta al tuo posto”. Elisèo è un allevatore, un campagnolo, un uomo…Non è perfetto, anche lui avrà degli scatti, però certamente riduce la violenza di Elia. Ma non sarà neppure Elisèo, né tutti i profeti ebraici, a svelare la tenerezza di Dio.
“Avete inteso che fu detto, ma Io vi dico” – dice ancora il Vangelo – “la tenerezza verso tutto, anche uno sguardo può ferire e distruggere, nel tuo cuore, una donna”, dice Gesù. Ti devi cavare gli occhi se non c’è tenerezza nel tuo sguardo. È solo il volto di Gesù o il volto dei Suoi discepoli e il volto dei santi cristiani a svelare, come dice Giovanni, che Dio è ἀγάπη (agàpe) – amore – o, (come dice) Paolo, χαρις (charis). Il volto di Gesù intenerisce i cuori, invece che spaventarli. Non ferisce neanche i nemici e così li fa rinascere, li rende amabili, li rende come Lui: segno della tenerezza di Dio. Troppi, in questo mondo, credono in Dio, ne parlano a lungo, ma quanti parlando di Dio, annunciando Dio, fanno sentire la Sua vera natura? Amore e tenerezza. La verità senza amore è diabolica.