Giussani sul giudizio
«Guardate che il giudizio è l’avvenimento dell’uomo che inizia; il giudizio è l’avvenimento dell’uomo che si forma e che si completa poi nell’azione affettiva. Tutti riconosciamo che Cristo è la realtà [la frase giusta]; ma non penetra dentro l’esistenza, questo. Non è un vero giudizio, è un’idea non è un giudizio; è un’idea su cui si costruisce un’ideologia e una prassi secondo essa, come è per la maggior parte della leadership del movimento [lo dice così, en passant…]. È un’idea – quella della fede, del cristianesimo – su cui si costruisce un’ideologia più o meno evoluta culturalmente e quindi che determina delle scelte pratiche. Ma la fede, cioè il riconoscimento di questa presenza, non diventa un giudizio, nel senso vero del termine, quello che usa la Bibbia. [E fa un esempio:] Ecco, tu stai andando in macchina su una strada di montagna, vedi da lontano, da un chilometro, che rotola un gran masso e si ferma sulla strada. Tu dici: “C’è un masso sulla strada!”, e arresti in fretta la macchina. Il giudizio è qualcosa che ha una energia e una consistenza, che sfida il resto della vita. Il vero giudizio è qualcosa che ha una consistenza e una forza che mette in scacco il resto, che cambia. Magari non ci riesce, ma tu senti la spinta dentro, la senti. Mentre, come tu dici: “Cristo è la realtà”, non ti spinge niente dentro, non senti il ‘tum tum’ dei minatori che stanno facendo saltar le mine o dell’ariete che vuol sbrecciare il tuo muro; al momento non ci riesce, ma con gli anni non può non riuscire. E questo è il significato di una vita come lavoro, come cammino; mentre per moltissimi fra noi non c’è cammino. Perché ci sono tutte queste idee astratte, che non fanno ‘pum pum’ dentro, non sfidano niente. Uno può sbagliare mille volte al giorno, ma c’è il dolore che non lo lascia, non può lasciarlo. E c’è la ripresa, quindi, perché il dolore è una ripresa. Che Cristo, che questo Uomo è la realtà, io non posso capire come – perché dovrei essere Dio -, ma capisco che cosa vuol dire e lo riconosco: che tutto deve essere determinato e cambiato da questa Presenza. Ecco, è un giudizio, questo, se mi cambia, se mi sfida, se sfida la carne e le ossa: “A te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz’acqua”. “A te anela la mia carne”: questo è il giudizio; ed è questo giudizio che cambia il mondo. Questa è la penitenza, la metanoia; questa è la conversione».