Educazione bimbi piccoli
Dai due anni e mezzo ai tre, il bambino non vuole ubbidire, dice quasi sempre no, il no è una energia di crescita, occorre utilizzarla per realizzare il sentimento fondamentale della vita che è la fiducia nei genitori.
Dai tre ai sei anni si gioca tutta la vita della persona.Tutto quello che voi siete per loro, va a costruire la persona in maniera indelebile. Tutto quello che voi siete oggi imposta la loro struttura nell’adolescenza.
Il sentimento fondamentale da educare è la stima, la fiducia nei genitori. Alla fine vincete voi genitori chiedendo proprio la fiducia: la mamma per il papà e il papà per la mamma.(fidati della tua mamma, fidati del tuo papà.) Esempio lavati le mani perché mi vuoi bene. (È inutile dire lavati le mani perché ci sono i microbi…) “Fai questa cosa che ti chiedo perché mi vuoi bene…solo se il bambino si sente voluto bene e vuole bene a sua volta, apprende e cresce.
Dai tre ai sei anni non c’è bisogno di tante spiegazioni oggettive, sono ancora in un mondo di fantasia. Quello che è certo, è che i bambini a quest’età hanno solo il riferimento affettivo e le cose le fanno solo per amore. Lo sguardo d’amore profondo del genitore è quello che conta. Io genitore decido quando tu, figlio mio, devi decidere. L’ubbidienza non è però: io ti comando e tu mi ubbidisci, ma io mamma, io papà sono il riferimento di tutta la tua vita e di tutta la tua crescita, tengo io il bandolo della matassa che si sta svolgendo dentro di te. Tenere sempre l’ultima parola, non vuol dire farsi ubbidire sempre, ma anche quando accettate che il bambino disubbidisca, sappia che disubbidisce perché voi glielo permettete: “va bene disubbidisci, ma non sei tanto bello.
“ In ogni istante deve sentire una mano ferma che lo guida, deve sentirsi dipendente dai genitori che vogliono il suo bene. Solo così crescerà bene e non diventerà un pappa molla. Il discorso sull’ ubbidienza però si vanifica se nel rapporto di coppia non c’è obbedienza reciproca: la moglie ubbidisce al marito e il marito ubbidisce alla moglie. La diversità dell’altro o dell’altra è il bene che io ho scelto per la mia vita. L’uomo e la donna sono pari nella dignità, ma non sono uguali. Non la lotta fra i due, ma l’esaltazione della ricchezza che è la diversità. Nella struttura coniugale occorrono obbedienza reciproca altrimenti non si avranno mai dei figli obbedienti. Nel rapporto di coppia è importante l’esaltazione dell’autorità paterna: è al papà che dobbiamo chiedere se vuole… Io te la darei questa cosa, ma è al papà che dobbiamo chiedere se vuole, perché la mamma deve ubbidire al papà…(e viceversa).
La struttura fondamentale della famiglia e l’autorevolezza reciproca, è il riferimento tra il padre e la madre. Il fondamento dell’uomo e della donna è la libertà.
Nella coppia non si vive in simbiosi, perché esiste un io e un altro io che scelgono liberamente fra loro di avere un particolare tipo di rapporto che è tutto da costruire, è un rapporto che evoca il Destino perché è un rapporto per l’eternità e in questo rapporto ognuno fa esperienza della propria mascolinità e della propria femminilità. Per questo il rapporto sessuale è il fondamento del rapporto a due nel matrimonio. La struttura coniugale è una struttura di dono. Il rapporto di coppia non e mai di tipo educativo, invece coi figli il rapporto è educativo, tu devi fare, tu non devi fare… Educare alla libertà i figli significa farli obbedire, farli sentire dipendenti. Il figlio si sente amato solo se gli si fa fare quello che diciamo noi genitori cioè se lo si fa sentire dipendenti da noi. Non si possono lasciare liberi i figli perché li si abbandona a se stessi, invece i figli devono poter sperimentare sulla loro pelle la dipendenza dai genitori fino ha quando non hanno raggiunto l’indipendenza economica. Il genitore non deve mai dire al figlio: scegli tu, ma deve dire: io scelgo per te perché ti voglio bene. La struttura di obbedienza fa crescere un bambino sano psicologicamente, chiedere al bambino di obbedire gli toglie l’ansia, la paura della vita, dell ignoto; se il bambino si fida del padre e della madre non è più solo, non ha più paura di nulla.
Esempio: il bimbo è come un fiume che va, ha una energia incredibile fino a quando sta dentro il suo letto, ma se le due sponde (i genitori) cedono diventa un danno. I genitori sono questa sponda alla sua energia. Da zero a sei anni si educa fondamentalmente quel pezzo di senso religioso, quel semino che può far crescere una persona in un certo modo. Il figlio guarda nei genitori la coerenza ideale, cioè un ideale nella vita a cui assoggettare ogni azione.
Dai due ai quattro anni si educa la dipendenza del figlio dai genitori; con quali strumenti? Ognuno al suo posto, nella famiglia non si è mai alla pari con i figli. Per questo devono dormire da subito nei loro letti, dormire con i genitori crea insicurezza. Quando si chiede qualcosa al figlio si chiede sempre per ottenere. Il genitore non deve concedere al figlio il potere decisionale, in alcuni momenti è il braccio di ferro che si deve fare: “sì il papà (o la mamma )è brutto e cattivo, ma tu sei bello e bravo perché ubbidisci”. È sbagliato il ricatto perché mette l’amore dei genitori sotto condizione. Occorre dare una immagine positiva ai figli, l’amore della mamma e del papà non vengono mai a mancare, qualsiasi cosa si combini, per questo non si deve nascondere niente alla mamma e al papà. Si fa come dice il papà o la mamma perché loro sanno come farti crescere. Si fa così e basta. Se il bimbo disubbidisce gli si deve dire: “Oggi non mi hai obbedito, non mi hai fatto contento, ti prego di obbedire, devi obbedire perché il papà (o la mamma) ti vuole bene e sa come farti diventare un bravissimo bambino ubbidiente. Ogni sera o giorno occorre dare ai figli la ricarica affettiva (fare coccole, giocare un po’, vedere un film insieme… ). La ricarica affettiva vale a tutte le età.
Oggi si chiede l’obbedienza per convincimento, non è così che si fa (obbedire per convincimento è la rovina nell’adolescenza). La richiesta affidabile è quella per affetto: “Io sono il tuo papà (la tua mamma) tu sei mio figlio, io so quello che ti serve per diventare un bimbo (una bimba) bravo. I genitori devono essere esigenti, non rigidi. Sono esigenti perché il figlio è da condurre, da trarre, non da seguire. È il figlio che deve seguire noi. Il bambino ha bisogno dell’argine: “questa cosa la puoi fare, quella no; su questo muro puoi scrivere, su quello no…” È Importante che ogni figlio si senta un privilegiato, trattare ogni figlio come se fosse unico. Se il figlio ti chiede chi è il preferito? Tu. L’altro può chiedere: “e allora io? Risposta “tu sei il prediletto perché mi stai tanto a cuore”.